Per Roberto Formigoni Riproporre un’alleanza col Partito democratico alle prossime elezioni è un’ipotesi «fantasiosa» da rigettare immediatamente per non snaturare la storia dei centristi italiani. E chiusa la parentesi del “governo d’emergenza” ognuno dovrebbe tornare nei rispettivi ambiti per preservare «l’integrità dei propri principi».
Senatore, tutti i partiti sono già in campagna elettorale tranne voi che non avete ancora deciso da che parte stare. O meglio, Angelino Alfano un’idea ce l’ha: «mai con il centrodestra». Sarà questa la linea di Ap?
Ha ragione, sono già tutti in campagna elettorale e sarebbe bene che noi ci sbrigassimo a posizionarci. Venerdì è in programma la direzione del partito che, secondo la volontà di tutti, sarà decisiva per la decisione finale. Le ipotesi in campo sono due: alleanza col Partito democratico o autonomia. Io mi sto muovendo perché si chiuda definitivamente all’alleanza col Pd. Abbiamo contribuito al governo del Paese e non abbiamo nulla di cui pentirci, se non per qualche errore inevitabile. La nostra scelta è stata ampiamente motivata dall’eccezionalità di questa legislatura e dalla necessità di evitare una crisi peggiore, consegnando il Paese ai Cinquestelle. E alcuni risultati positivi sono venuti fuori da quest’esperienza di governo, quindi, niente da recriminare. Bisogna ricordare, peraltro, che al governo non ci siamo andati noi, ci ha portato Silvio Berlusconi in un momento di saggezza politica, dopo la non vittoria di nessuno nel 2013. Però, per tutto questo tempo, siamo rimasti un partito diverso dal Pd.
È se l’esito della direzione di Ap fosse: ognuno per la sua strada?
Mi auguro di no. Spero che una significativa maggioranza del partito decida, in coerenza con la propria storia e i propri valori, di chiudere all’alleanza col Pd. Per intenderci, Angela Merkel e i socialisti hanno collaborato per cinque anni e poi hanno diviso i loro percorsi. Nessuno si è posto il problema, nessuno ha cambiato campo, nessuno si è scandalizzato. Per questo trovo fantasioso che qualcuno dei miei colleghi abbia messo in campo l’ipotesi di una nuo- va alleanza col partito di Renzi. Il Pd non è il demonio, ma siamo due cose diverse e abbiamo il dovere di presentarci agli elettori nell’integrità dei nostri principi, che sono alternativi. Sono ottimista sull’esito della direzione, penso che la maggioranza del partito sceglierà di intraprendere un percorso di coerenza.
A costo di mettere in minoranza Alfano, il leader di Ap?
Se insistesse nella scelta sbagliata già fatta in Sicilia, sì. Mi auguro, anche da un punto di vista cristiano, che Alfano possa ravvedersi in questi giorni e convergere sulla nostra proposta.
Dice che si batterà per l’autonomia del suo partito alle prossime elezioni. Esclude un ritorno nel centrodestra?
Io dico di concentrarci sull’autonomia per il momento, una scelta che ci dà forza, e di lanciare un appello a tutte le altre forze, magari più piccole di noi: partiti, movimenti, partitini, singole personalità che non si riconoscono nel rapporto con Renzi e hanno dei punti di distanza rispetto alla conformazione che il centrodestra ha assunto attualmente. Penso a Direzione Italia di Fitto, a Energie per l’Italia di Parisi, all’Udeur che Mastella sta rimettendo in piedi, all’Udc. Sono movimenti non giganteschi, me ne rendo conto, ma hanno una radice ideale e un’idea di futuro riconducibili alle nostre. Dovremmo ragionare insieme per dar vita a una coalizione, una federazione che consenta la presenza sulla scheda elettorale di una proposta alternativa a quella di Renzi e diversa rispetto all’attuale centrodestra. Detto questo, vorrei ricordare che c’è un partito che come noi fa parte del Ppe e si chiama Forza Italia, un’appartenenza comune che dovrebbe farci riflettere. Alla sua domanda rispondo: perché no?
Silvio Berlusconi sarebbe disposto a riabbracciare i vecchi amici persi per strada?
Non lo so e in questo momento mi interessa meno. Per ora mi interessa parlare con gli interlocutori cui facevo riferimento prima per ragionare sulla possibilità di uno schieramento unico presente sulla scheda elettorale. Di fronte a questo, forse anche Berlusconi metterà in discussione alcune sue granitiche certezze esposte di recente.
Corre voce che l’asse del Nord di Ap, ovvero lei e Maurizio Lupi, abbia già chiuso un accordo col Cavaliere. Sono solo chiacchiere?
Sì, nel senso che noi stiamo lavorando a un altro progetto e per ora il Cavaliere ha chiuso le porte. Mi creda, noi vogliamo innanzitutto garantirci un’esistenza autonoma, ne va della nostra dignità e credibilità. Non vogliamo essere dipendenti da nessuna coalizione. Quella del centrosinistra la vogliamo escludere al cento per cento, ma anche in quella del centrodestra vorremmo portare avanti i nostri valori. Se riusciremo ad affermare la nostra identità saremo in grado anche di intavolare altri ragionamenti.
Certo che anche mettere insieme la varie formazioni centriste non è impresa semplice. Una parte del mondo moderato, quello che riferimento a Pier Ferdinando Casini, guarda al Pd per le prossime elezioni...
È evidente che noi non andremo a disturbare i piani di Casini, lui ha già fatto una scelta che non condividiamo ma rispettiamo. Noi guardiamo a tutti gli altri.
Ius soli e biotestamento, due leggi su cui voi promettete le barricate. Sarebbero due ottimi pretesti per chiudere in anticipo l’esperienza di governo col Pd?
Due ottimi motivi per opporci a provvedimenti che non condividiamo e non voteremo. Anzi, invitiamo il Pd a non concludere malamente l’esperienza di governo che abbiamo fatto insieme, portando in Aula due proposte di legge sommamente divisive dell’alleanza e del Paese. Altro che conclusione ordinata della legislatura come si augura Gentiloni, sarebbe il caos finale. Il presidente del consiglio faccia rispettare l’ottimo lavoro da lui svolto e impedisca che si arrivi a una dissennata divisione con tanto rissa parlamentare.
Dunque, legge di Bilancio e poi il rompete le righe?
Mi sembra inevitabile. Si potrebbe approvare forse qualche altra legge nel cassetto, però mi sembra che la conclusione della legislatura sia vicina e creo che questo sia anche il parere del Presidente della Repubblica.