«Le parole Valditara sull’aumento delle violenze legate all'immigrazione? Il ministro era presente con un videomessaggio. Diciamo che ci sono dei valori condivisi e altri su cui ragionare». È un commento breve e secco quello con il quale Gino Cecchettin, interpellato dai giornalisti, replica alle parole pronunciate dal ministro dell’Istruzione nel corso della presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin alla Camera dei Deputati.

Parole che hanno suscitato una valanga di polemiche e la ferma condanna delle opposizioni, a un anno dal femminicidio della studentessa di 22 anni per mano dell’ex fidanzato. Polemiche liquidate con una nota dallo stesso Valditara, per il quale «non si capisce perché (la sinistra, ndr) la butti sempre in rissa e non sappia ragionare in termini pacati».

Le parole di Valditara

«Quando una donna viene offesa o addirittura uccisa – recita il videomessaggio inviato dal ministro - è la stessa civiltà a essere offesa e la stessa civiltà a venire negata. Il fenomeno della violenza sulle donne si manifesta nel femminicidio, nella violenza sessuale ma anche nella discriminazione. Consentire a una donna di sentirsi sicura, libera, non discriminata, di avere pari opportunità di realizzazione è un obiettivo fondamentale di chi crede nella dignità di ogni persona».

Quindi il passaggio oggetto di polemiche: «Abbiamo due strade: una concreta, ispirata ai valori costituzionali, e una ideologica. Di solito i percorsi ideologici non mirano mai a risolvere i problemi ma affermare una personale visione del mondo. La visione ideologica è quella che vorrebbe risolvere la questione femminile lottando contro il patriarcato. Massimo Cacciari esagera quando dice che il patriarcato è morto 200 anni fa ma certamente il patriarcato, come fenomeno giuridico, è finito con la riforma del diritto di famiglia nel 1975 che ha sostituito la famiglia fondata sulla gerarchia quella sulla uguaglianza. Piuttosto ci sono ancora nel nostro paese residui di maschilismo, diciamo di “machismo”, che vanno combattuti e che sono quelli che portano a considerare la donna come un oggetto, come una persona di minore dignità che deve subire». 

E ancora: «Deve essere chiaro ad ogni nuovo venuto, a tutti coloro che vogliono vivere con noi, la portata della nostra Costituzione, che non ammette discriminazioni fondate sul sesso – dice Valditara -. Occorre non far finta di non vedere che l'incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e di devianza, in qualche modo discendenti da una immigrazione illegale». 

Le reazioni

Le deputate del Pd Sara Ferrari, Antonella Forattini, Valentina Ghio, denunciano come «mistificatorio» l'intervento del ministro. «Forse - dice la capogruppo in commissione parlamentare d'inchiesta contro i femminicidi, Sara Ferrari- se questo governo, attraverso la ministra Roccella, si decidesse ad approvare i decreti attuativi della legge sui numeri e le statistiche della violenza, si scoprirebbe quanto evidentemente infondato sia il riferimento del ministro dell'istruzione Valditara». «La violenza contro le donne – prosegue - è noto a chiunque se ne occupi veramente, è esercitata da uomini prevalentemente italiani ma non solo, di ogni origine geografica, posizione sociale, livello di studio e avviene in particolare all'interno delle mura domestiche, non per strada ad opera di sconosciuti», aggiungono le dem.

«Secondo il ministro dell'Istruzione Valditara l'incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato anche all'immigrazione illegale. La sua affermazione è smentita da ogni statistica: i dati diffusi dal Ministero dell'Interno parlano chiaro: oltre l'80% dei femminicidi in Italia è commesso da cittadini italiani», dice Riccardo Magi, deputato e segretaria di +Europa. «Valditara si vergogni: la sua è solo una spudorata strumentalizzazione razzista, fatta peraltro in occasione della presentazione della Fondazione dedicata a Giulia Cecchettin. Pensavamo che sabato con Delmastro avessimo raggiunto il punto più basso. E invece oggi è arrivato il Ministro dell'Istruzione spacciatore di fake news», aggiunge Magi.

La fondazione 

La Fondazione presentata oggi ha l’obiettivo di rendere omaggio a Giulia Cecchettin, ma vuole essere anche un «impegno», «un richiamo collettivo che ci invita a guardare oltre noi stessi» e un aiuto concreto per chi «vive nella paura». Un modo per «dare forma concreta a un sogno, un sogno che ha un valore immenso perché è nato da una tragedia immane», spiega con grande commozione Gino Cecchettin, che esattamente un anno fa perdeva sua figlia, e che non si è lasciato travolgere «dall'odio che - dice - mi avrebbe annichilito come persona».

«Se siamo qui oggi - spiega papà Gino  - voglio credere che sia perché ognuno di noi desidera cambiare qualcosa. Perché non possiamo più tollerare che il silenzio sia l'unica risposta a chi ha bisogno di aiuto. Ognuno di noi ha la capacità di mettere amore o odio nel mondo, positività o negatività. La differenza tra una società che cresce e una che si disintegra dipende spesso dalle piccole eppure grandissime scelte quotidiane. La Fondazione Giulia Cecchettin è qui per questo. Per dare voce e sostegno a chi non può più urlare, a chi vive nella paura». Quindi, conclude, «Insieme, possiamo trasformare la tragedia in speranza, l'indifferenza in azione e la paura in un nuovo inizio».

Nel concreto, la Fondazione si occuperà, tra le altre cose, dello sviluppo di programmi educativi e di sensibilizzazione sulla violenza di genere per scuole e famiglie; di percorsi formativi per il mondo del lavoro, volti a promuovere pratiche di diversity management e a contrastare le molestie; dell'istituzione di borse di studio per studentesse in corsi Stem e premi di merito per progetti di ricerca e creativi in ricordo di Giulia; attività di studio e ricerca per comprendere le cause e le conseguenze della violenza di genere e sviluppare interventi efficaci; la collaborazione con il mondo dell'informazione per migliorare la narrazione della violenza di genere e ridurre il fenomeno della vittimizzazione secondari.

Le attività avranno inizio già con l'avvio del 2025 e la sfida principale adesso riguarda il reperimento delle risorse per rendere concreti questi propositi. La prima fonte di risorse è costituita dai proventi netti di Gino Cecchettin derivanti dai diritti d'autore del libro “Cara Giulia”, che al momento ha superato le 100mila copie, in 10 edizioni e che, secondo i dati comunicati a ottobre dall'Aie (Associazione Italia Editori), risulta essere tra i 10 titoli più venduti in Italia nel 2024.

Della Fondazione fa parte anche l'ex nuotatrice Federica Pellegrini che oggi sottolinea il ruolo importante dell'associazione che «potrà rappresentare un faro di speranza e cambiamento per la nostra società». Nel corso dell'evento di presentazione, è stato letto il messaggio inviato dal cardinale Matteo Zuppi che ha ricordato che «l'amore non è mai possesso, ma sempre dono e rispetto» assicurando il suo aiuto alla Fondazione, «per quello che mi sarà possibile».

Invita a non rassegnarsi la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, Eugenia Roccella: «Parlare della violenza contro le donne, non rassegnarsi e non derubricare la casistica purtroppo vasta come fosse una fatalità è importantissimo». E prosegue: «Cerchiamo di progettare un mondo senza la violenza sulle donne anche se, nonostante i grandi cambiamenti avvenuti nella modernità, non riusciamo a debellarla. E' una piaga che viene da lontano, che lascia una scia di dolore ma anche una ferita che si produce nel tessuto sociale e nelle nostre comunità, e affonda nell'asimmetria di potere tra uomo e donna».