Il presidente del Veneto, Luca Zaia, torna a esprimersi con decisione sul tema del fine vita, sottolineando la necessità di un intervento legislativo a livello nazionale. In un'intervista rilasciata a Repubblica, il governatore leghista ribadisce la sua posizione, evitando qualsiasi tipo di contrapposizione ideologica.

«Mai fatto guerre di religione, ma ho guardato sempre in faccia la realtà. Ricorda col Covid? Sono stato il primo a istituire la zona rossa, a chiudere tutto, Carnevale di Venezia compreso, mentre altri organizzavano gli spritz», afferma Zaia. Sul fine vita, però, evidenzia una lacuna normativa: «Serve una legge nazionale».

Si tratta di una riforma che trova ostacoli soprattutto nel centrodestra, ma, precisa Zaia, «veramente le resistenze ci sono anche nel centrosinistra». Il governatore ricorda come abbia già affrontato il tema nel suo libro I pessimisti non fanno fortuna, pubblicato tre anni fa.

Le regole attuali e il nodo legislativo

Zaia ha annunciato l'intenzione di introdurre una circolare per stabilire alcune regole di riferimento, in un quadro normativo che già prevede la possibilità di accedere al fine vita. «Esiste già la sentenza della Consulta del 2019, che stabilisce i criteri per la richiesta: diagnosi infausta, mantenimento in vita attraverso supporti, grave sofferenza fisica e psichica, libertà di scelta», spiega il governatore, aggiungendo che in Veneto sono già state presentate sette domande.

«La richiesta va inoltrata alle aziende sanitarie e la decisione finale spetta a un comitato etico», chiarisce Zaia. Finora, tre domande sono state accolte, di cui solo due si sono concretizzate. Tuttavia, il punto critico rimane l'assenza di una legge che definisca tempistiche e responsabilità: «Entro quanto bisogna rispondere al paziente? Chi può somministrare il farmaco? È come se per l’aborto non si fossero fissati i termini per l’interruzione della gravidanza».

Il rischio di un mosaico normativo

A proposito della recente legge regionale approvata in Toscana, Zaia prevede un intervento dell’esecutivo centrale: «Il governo la impugnerà. Ma il punto è che non possiamo fare venti leggi regionali diverse, tutte a rischio». Per il governatore, ignorare la questione non è un’opzione praticabile: «Non si può nascondere la testa sotto la sabbia, fare finta che il fine vita non esista».

Secondo i sondaggi, la maggioranza degli italiani sarebbe favorevole a una regolamentazione chiara e unitaria del fine vita. "La politica non dovrebbe tenerne conto? Sui temi etici non deve prevalere la casacca politica. Vedo in giro un dibattito che non capisco. Un grande festival dell’ipocrisia", osserva Zaia.

Il ruolo della Chiesa e il principio di libertà

Un ulteriore fattore che potrebbe frenare l’azione politica è il rapporto con la Chiesa. Su questo punto, Zaia esprime una posizione netta: «Cosa c’è di nuovo nella legittima posizione della Chiesa? Lo dico con rispetto, da cattolico. Ricordo anche che la Chiesa era contraria al divorzio e all’aborto». Il rispetto delle diverse sensibilità è essenziale, ma il principio da seguire, per il governatore, è chiaro: «È doveroso rispettare le idee di tutti, non offendere nessuno, ma il mantra per me resta: la tua libertà finisce dove inizia la mia e viceversa».