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«È giusto il discorso del presidente Mattarella» ed ora «più che mai le istituzioni devono essere unite», serve «l’unità nazionale per uscire dalla pandemia». Lo dice il presidente della Camera, Roberto Fico, a In Mezz’ora in Più su Rai3. Che poi però aggiunge: «Questo non significa governi di unità nazionale». Quando il presidente Fico parla di unità nazionale intende infatti «che come partiti, cittadini e istituzioni dobbiamo essere uniti». «Sono favorevole affinché che si accentui dialogo tra maggioranza e opposizione. in Parlamento, e in raccordo con il governo. Questa è la strada maestra» La classe politica è pronta a tutto questo? «È difficile per tutti, nessuno è pronto ad affrontare una pandemia ma credo che la classe politica italiana abbia dato buone risposte», spiega Fico, convinto che sia «importante cercare responsabilità di tutti sullo scostamento di bilancio, perché così possono arrivare soldi a commercianti, imprenditori e famiglie in difficoltà. Le opposizioni e la maggioranza possono lavorare affinchè sia chiaro lo scostamento, e possano votarlo». Poi il presidente della Camera parla dell'emendamento scritto dal collega di partito e ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, che di fatto salva Mediaset dalla scalata di Vivendi. Nessun favore a Berlusconi, mette in chiaro Fico, «Mediaset è un’azienda italiana e come azienda italiana deve essere tutelata dagli appetiti delle altre aziende straniere. Non tuteliamo solo Mediaset, lo Stato tutela tutte le aziende italiane». L'esponente grillino parla anche delle parole pronunciate dal compagno di partito Nicola Morra sui calabresi e sulla defunta governatrice Jole Santelli. «Non c’è dubbio che siano state parole sbagliate e infelici e non vanno bene. Il presidente della commissione antimafia ha chiesto scusa e si è sentito costernato, quindi invito ad abbassare i toni», dice, e «non aver fatto partecipare Nicola Morra a un programma dopo che era stato invitato è «gravissimo, non sta né in cielo né in terra. E stato un grave sbaglio e spero che tutti in Rai lo ammettano».