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«Le tre audizioni di Vegas, Visco e Ghizzoni sono la conferma che Maria Elena Boschi non fece alcuna pressione per Banca Etruria. Ma da deputato del suo territorio manifestò giuste preoccupazioni». Parla Emanuele Fiano, esponente renziano di punta, della segreteria del Pd, capogruppo alla commissione Affari costituzionali.
Onorevole Fiano, è stata una giornata dominata dall’audizione nella commissione parlamentare banche dell’ex ad di Unicredit Federico Ghizzoni il quale anche lui conferma che la Sottosegretaria Boschi non fece alcuna pressione. Ma ad alimentare le polemiche c’è soprattutto quella mail a Ghizzoni dell’imprenditore Marco Carrai, storico amico del segretario del Pd, Matteo Renzi.
Intanto, noi stiamo al merito delle questioni. Le ultime tre audizioni di Giuseppe Vegas ( Presidente di Consob ndr), Ignazio Visco ( governatore Bankitalia ndr) e quella di oggi ( ieri ndr) di Ghizzoni hanno confermato che non ci fu mai nessuna pressione, quindi nessuna richiesta di agire rispetto ad eventuali fusioni o acquisizioni di Banca Etruria in questo caso da parte di Unicredit. Ma ci fu un molto moderato, e ridotto ad un’occasione nel caso di Ghizzoni, racconto delle preoccupazioni di una allora ministra che è anche una deputata del territorio. Tra l’altro, i tre personaggi in questione hanno confermato che le parole di Maria Elena Boschi erano riferite al pericolo che un eventuale fusione di questa banca con un altro istituto di credito operante su un territorio analogo sotto il profilo dell’occupazione nel settore orafo avrebbe potuto portare un danno al territorio. Punto. Per il resto, a parte questo interessamento, il governo di cui faceva parte Boschi ha commissariato la banca, la famiglia Boschi ha perso quel poco valore ( pochissime migliaia di euro) che aveva investito in quelle azioni. E dopo il commissariamento si sono aperte inchieste anche sul comportamento degli amministratori. Quindi se anche il padre di Maria Elena Boschi ( Pierluigi Boschi uno degli ex vicepresidenti di Etruria ndr) ha commesso errori, pagherà. Il quadro che si compone è quello del comporta- mento di una persona che essendo una parlamentare, ovviamente radicata nel suo territorio, si informa senza nessuna pressione per esplicitare la propria preoccupazione.
Ecco, forse però se fosse stata solo un deputato e non un ministro chiave del governo Renzi oggi sarebbe stata messa meno sotto accusa. O no?
Io sfido a ricostruire la storia di questo Paese dicendo che ci sono stati ministri, di tutte le fasi della nostra Repubblica, che in maniera lecita e civile non abbiamo utilizzato il proprio ruolo per interessarsi del proprio territorio. E’ quando si passa nell’illecito che bisogna preoccuparsi. E cioè se qualcuno in virtù della propria funzione esercita un potere di influenza su attività private o su agenzie di controllo pubbliche per spingere a comportamenti che non siano legati agli interessi e alle garanzia che organismi come Consob e istituzioni come Banca d’Italia devono garantire. Qui si sarebbe entrati nell’illecito.
E il caso della mail di Carrai, che ha messo ancora di più sotto il tiro delle polemiche Renzi e il gruppo del cosiddetto “Giglio magico”?
Qui siamo di fronte a una cosa completamente diversa. A parte il fatto che è amico di alcuni governanti, Carrai non ha un ruolo pubblico. Non si può neanche configurare l’ipotesi del conflitto di interessi il quale si configura quando il funzionario pubblico sovrappone o fa prevalere rispetto all’interesse pubblico che deve appunto rappresentare un interesse privato. Carrai non ha appunto un ruolo pubblico. Peraltro segnalo che Ghizzoni ha chiarito un punto molto importante. E cioè che l’interesse, l’analisi di Unicredit per Etruria e quindi l’avvio di una attività di studio per quella possibile acquisizione era precedente a qualsiasi colloquio con chiunque. Quindi, stiamo parlando di un’ipotesi di scelta di Unicredit precedente ai colloqui con Maria Elena Boschi. Stiamo parlando di una ministra della Repubblica che, senza far pressioni, come le tre audizioni confermano, rappresentava le preoccupazioni del suo territorio, come la perdita di migliaia di posti di lavoro nel settore orafo.
Resta il fatto che questa commissione però si è trasformata in un palcoscenico da tiro al piccione nei confronti della Sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio. E poco si è parlato dei veri problemi del sistema bancario. Forse non andava fatta o forse andava impostata in un altro modo? Insomma, non rischia di rivelarsi un boomerang?
Maria Elena Boschi ha dimostrato di non avere paura di questa commissione. Ha già detto: ascoltatemi pure. Ha fatto causa civile nei confronti di Ferruccio De Bortoli, è andata in tv con Marco Travaglio, quindi il suo è il comportamento di chi non ha nulla da nascondere. Sulla questione della commissione banche l’unica cosa è che ha un timing che coincide con la campagna elettorale. Questo è un fatto che ovviamente dà rilevanza e che mette sotto i riflettori aspetti che in momenti diversi sarebbero passati in secondo piano rispetto alla critica dei comportamenti di certi amministratori di banca, rispetto alla critica del ruolo di controllo da parte della Banca d’Italia. Forse, questa è una valutazione che potevamo anticipare.
Lei domenica scorsa su Twitter ha duramente replicato a una sgradevole vignetta contro Boschi apparsa su “Il Fatto quotidiano”. Il suo post è stato gettonatissimo.
Sì, è diventato famoso il mio post che definisce quella vignetta sessista, volgare, penosa.
Ma a parte Travaglio, lei avrebbe qualcosa da dire su quel cosiddetto “cosciometro” alle firme liberal di quel giornale, come Furio Colombo o Antonio Padellaro?
Conosco Colombo da tanti anni, immagino che forse ci sia un disagio per mancanza di obiettività di comportamento nei confronti di una persona per la quale ovviamente è legittima qualsiasi critica politica così come la satira è legittima, quindi nessuna censura. Ma offendere anche come imputata mediatica Boschi è altra cosa. Peraltro contrariamente a quella vignetta secondo la quale la Sottosegretaria più sarebbe in difficoltà più si mostrerebbe meno vestita, vorrei ricordare che Boschi in Tv con “il capo supremo del tribunale popolare” di quel giornale Travaglio, proprio in quello che era stato giudicato il suo giorno più difficile, si è presentata con una camicia completamente accollata. E quindi questa teoria sciocca che mai si sarebbe fatta su un uomo dimostra tutta la sua inconsistenza.