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Fausto Bertinotti, ex segretario di Rifondazione Comunista
Fausto Bertinotti ha le idee chiare sul tema del giorno: l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio. E le ha ancora più chiare quando, dalle colonne del Foglio, dà un giudizio sulla premier Giorgia Meloni. «L'abrogazione dell'abuso d'ufficio è sacrosanta, si ascoltino i sindaci. Meloni fascista? Non scherziamo, la premier è afascista. Con Meloni non vedo il pericolo di una deriva fascista né autoritaria, vedo piuttosto il tentativo di espansione e controllo, questo sì totalitario, di tutti i gangli vitali della società. Come se, tra un'elezione e l'altra, la democrazia si sospendesse. Il centrodestra a guida Meloni ha tre teste: una liberaldraghiana, una corporativa, una illiberale. Ma il suo governo non deve fare paura».
Bertinotti ritorna quindi sull'abuso d'ufficio: «Io ritengo che sia un bene abrogare l'abuso d'ufficio, su questa materia andrebbero ascoltati i sindaci, a partire dai vertici dell'Anci. La sinistra avrebbe dovuto abrogarlo da tempo senza aspettare che a farlo fosse un governo di destra. La sinistra dovrebbe recuperare l'antica propensione garantista che ha caratterizzato l'intera storia del movimento operaio, come testimoniano le riflessioni di personalità illustri, da Umberto Terracini fino a Emanuele Macaluso in tempi più recenti".
L'ex segretario di Rifondazione Comunista ricorda anche i tempi in cui la sinistra era garantista. «A Torino la magistratura si schierava più spesso dalla parte della Fiat che degli operai, in Sicilia non riusciva ad assicurare alla giustizia i colpevoli degli assassinii di decine di sindacalisti. A sinistra esiste un problema di cultura politica: l'abbandono o la messa in sospensione del garantismo è una delle molte ragioni per cui la sinistra è venuta meno alla promessa di cambiamento della società rispetto ai diritti delle persone». E aggiunge: «La riforma Meloni-Nordio è un'occasione per far valere un'ipotesi garantista: si rinunci allo spirito di crociata e si aboliscano gli impedimenti al lavoro ordinario degli amministratori. Ripeto: in primo piano va messa l'istanza manifestata dai sindaci di ogni colore».
Ci sarà anche una stretta sulle intercettazioni. Bertinotti si dice d'accordo: «Oggi più che ieri abbiamo bisogno di un giornalismo di inchiesta in grado di intervenire su nuovi e vecchi potentati ma esso non può diventare la longa manus delle procure, non può avvalersi come strumento ordinario e prioritario delle carte e delle informazioni raccolte da pm e polizia giudiziaria. L'uso così diffusivo delle intercettazioni è la spia di una malattia. Le captazioni telefoniche sono uno strumento esterno all'attività giornalistica, uno strumento fuori dal controllo del giornalista e fuori dal controllo di tutti. Il parlato, com'è noto, è altamente manipolabile».