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«Per Tajani non ho mai avuto nessunissima simpatia politica e non lo voterei neanche sotto tortura, ma sul Duce non ha detto niente di più di quanto dissero a suo tempo Sandro Pertini, nelle lezioni sul fascismo del ’ 35, e Palmiro Togliatti». Quella dello scrittore Antonio Pennacchi è l’unica - e inaspettata - voce in difesa di Antonio Tajani. Preso dal vortice semiserio della trasmissione La zanzara, il presidente del Parlamento si è infatti lasciato andare a giudizi decisamente assolutori nei confronti di Benito Mussolini: «Fino a quando non ha dichiarato guerra al mondo intero seguendo Hitler, fino a quando non s'è fatto promotore delle leggi razziali, a parte la vicenda drammatica di Matteotti, ha fatto delle cose positive per realizzare infrastrutture nel nostro paese, poi le bonifiche».
Ma a parte il buon Pennacchi, le reazioni alle parole di Tajani sono state durissime. Tanto che il presidente dell’Europarlamento si è dovuto scusare pubblicamente: «Da convinto antifascista mi scuso con tutti coloro che possano essersi sentiti offesi. Non volevo in alcun modo giustificare o banalizzare un regime anti- democratico e totalitario».
Le critiche più dure sono arrivate dai parlamentari europei. I Verdi e la sinistra della Gue hanno addirittura evocato le dimissioni. E Socialisti e Democratici, che hanno chiesto un passo indietro di Tajani, si sono riservati di “compiere ulteriori passi'.
Il liberali di Guy Vehofstadt attaccano dicendo che cui Tajani «usa il Parlamento per la campagna elettorale». Infine Prodi: «Il peso della storia è sempre grande. La storia è la storia. E poi viene anche strumentalizzata».