Allo studente ribelle si dà sempre una seconda possibilità. E questo Nicola Morra certamente lo sa, da ex professore di storia e filosofia. Ma il fatto è che l’ex senatore grillino silurato dallo stesso grillismo torna sul “luogo del delitto” per la terza o quarta volta dimostrandosi impermeabile alla lezione: se la spari grossa, ti becchi le conseguenze. Semplice, no?

Il nostro invece preferisce ripetersi uguale a se stesso, anche dopo aver attraversato una tempesta di fango per le parole su Jole Santelli, morta di tumore 8 mesi dopo l’elezione a presidente della Regione Calabria. Novembre 2020: «Sarò politicamente scorretto – diceva - era noto a tutti che la presidente della Calabria Santelli fosse una grave malata oncologica. Umanamente ho sempre rispettato Santelli, politicamente c’era un abisso. Se però ai calabresi questo è piaciuto, è la democrazia, ognuno dev’essere responsabile delle proprie scelte».

Allora lo avevano mollato tutti, da destra a sinistra, persino i suoi. Ma Nicola Morra, che ci vuoi fare, nella bufera si trova a suo agio. E così, quattro anni dopo, torna a colpire sullo stesso tasto dolente. «Come dissi per la povera Jole Santelli in Calabria, motivo per il quale poi venni travolto dalle ingiurie, gli elettori liguri devono essere consapevoli che stanno votando una persona malata che potrebbe non terminare il mandato». Questa volta nel mirino c’è Marco Bucci, candidato con il centrodestra per il dopo Toti in Liguria. Nessuna violazione della privacy: «Lo ha detto lui – precisa l’ex parlamentare M5S, come se fosse questo il problema - ha un tumore metastatico, con il quale non si scherza. Anche se lo vedo tonico in questa campagna elettorale».

Apriti cielo. Nel centrodestra si scatena una ridda di commenti non certo amichevoli. Scende in campo la premier in persona. E allora Morra ritratta: «Mi hanno teso un tranello», è la sua trincea. «Sul Foglio è apparso un articolo in cui mi sono attribuite tesi che non sono per nulla mie, con un titolo assolutamente immorale che mi attribuisce una sorta di avversione nei confronti dei malati oncologici e di conseguenza anche del sindaco Bucci». La difesa arriva via Facebook, notoriamente il media prediletto dall’ex senatore per lanciare anatemi contro ogni ostacolo che la società gli pone nella via verso la Legalità. Un’ossessione, diciamolo pure, che l’ex presidente della commissione parlamentare Antimafia ha importato anche dentro Palazzo San Macuto dopo averne fatto una missione di vita.

Nato a Genova, ma calabrese d’adozione, ne ha passata gran parte tra le aule del liceo Bernardino Telesio di Cosenza. Come professore che preferisce chiudere un occhio, checché sembri impossibile crederlo per chi lo ha conosciuto nell’abito del moralizzatore duro e puro. Folgorato sulla via del grillismo, il docente con la passione per i classici e il basket ha scelto la politica alla pedagogia. E perciò lo si può perdonare se non sempre è riuscito a distinguere il Parlamento dalla sua cattedra. 

«Io dico loro: costituitevi», consigliava nel 2018 ai ragazzi che avevano spruzzato spray al peperoncino nella discoteca di Corinaldo. Poi è toccato a Mario Oliverio e a una lunga di lista di personaggi che avrebbero tradito il codice dell’onestà. Senza eccezioni, neanche per l’ex amico Piercamillo Davigo, che gli aveva mostrato i famosi verbali di Amara sulla tromba delle scale al Csm. A metà tra l’ispettore e l’inquisitore, anche in quel caso Nicola Morra si è rivolto all’autorità giudiziaria. E difatti la giustizia è l’altra grande passione dell’ex professore. Che cede spesso al fascino della denuncia, anche se temiamo che le querele siano frequenti in entrata quanto in uscita.

La procura resta il suo tempio. E l’avvocatura il suo grande cruccio, a giudicare dalle intemerate che l’ex senatore ha riservato più volte al mondo forense. Fino ad ipotizzare «un bollino blu» per certificare la moralità dei professionisti. «Nel contrasto alla criminalità organizzata - spiegò entusiasta - si partirà anche da quella parte dell’economia sana che rischia di essere inquinata: uno strumento potrebbe essere l’istituzione di un “bollino blu” per gli iscritti ai vari Ordini professionali. Penso a una sorta di controllo di filiera etica che possa rappresentare una certificazione di moralità».

Era il 2018, ministro della giustizia Alfonso Bonafede, Morra presidente dell’Antimafia. Che vagheggiava anche l’eliminazione del segreto di Stato. Senza mai rinunciare alle “black-list”, le famigerate liste di candidati impresentabili presentate ad ogni elezione. D’altronde alcuni tic sono duri a morire: anche alla soglia dei 61 anni, Nicola Morra non può frenare la lingua. E chi siamo noi, per negargli un momento di “gloria”?