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«Se il presidente Mattarella dovesse dare l’incarico a Di Maio, io farò ogni sforzo perché il Pd sostenga il M5S nella formazione del governo». A dare un po’ di brio a questi ultimi scampoli di campagna elettorale Pd ci pensa Michele Emiliano.
E mentre a denti stretti tutti ragionano su un quasi inevitabile patto del Nazareno bis, il presidente della Puglia si diverte a spiazzare tutti: altro che accordo con Silvio Berlusconi, i democratici dovrebbero sostenere l’ascesa di Luigi Di Maio. «Se il Pd non dovesse essere il primo partito e l’incarico dovesse essere dato al M5S - ad altre ipotesi non voglio pensare - siccome sarà un governo di emergenza perché nessuno avrà la maggioranza assoluta, bisognerà far in modo che il gruppo che riceverà l’incarico poi possa formare un governo», spiega il leader di una delle minoranze interne ai dem, che poi specifica il reale bersaglio della sua strategia: il segretario Matteo Renzi. «Ho l’impressione che se gli italiani in questo momento potessero pensare al futuro del Pd con una guida diversa da Renzi, prenderemmo qualche punto in più alle elezioni», dice il governatore.
«Otterremmo qualche punto in più se Renzi indicasse già adesso Gentiloni come la persona che deve guidare questa traversata nel deserto nell’eventualità in cui il Pd sia il primo gruppo parlamentare e quindi riceva l’incarico dal Presidente». Emiliano tratta il leader del suo partito alla stregua di un problema, quasi come se avesse davanti un avversario da sconfiggere, un avversario ostico rimasto in plancia di comando anche dopo «la sconfitta referendaria». In qualsiasi altro Paese, affonda il governatore, un capo politico si sarebbe dimesso dopo il 4 dicembre, consentendo al partito di proseguire la propria storia «da costruire in maniera diversa, ad esempio riaprendo alla ricostituzione dell’unità del centrosinistra, alle grandi politiche ambientali, a nuove regole sul lavoro, alla decarbonizzazione, al rinforzo del reddito di dignità». Invece il Pd ha continuato a governare «freddamente», commettendo «gravi errori». E ora bisogna raccogliere i cocci di un’esperienza quasi catastrofica, sembra suggerire Emiliano, secondo cui c’è solo una soluzione: «Noi in Puglia dobbiamo resistere perchè il Pd pugliese con i suoi deputati e senatori potrà aiutare il Pd nazionale a cambiare e a uscire dal renzismo. Questa è la mia prospettiva politica».
Probabilmente Emiliano dovrà pazientare ancora parecchio tempo, soprattutto se, come sembra naturale, il Pd non sarà disposto a sostenere un esecutivo pentastellato. Molto più quotata, invece, l’ipotesi di un nuovo accordo con Berlusconi, come ripetono a ogni occasione gli antirenziani di Leu. «Ci sono guanti bianchi tra Renzi e Berlusconi, il che fa pensare male», dice Laura Boldrini. «Pd e FI non si sfiorano neanche nel dibattito pubblico, ai maligni fa pensare che ci sia già un’alleanza. Ci fa pensare che questo voto utile di cui parla il Pd sia per un’alleanza tra Renzi e Berlusconi. Mi sembra che in questa campagna elettorale ci siano delle prove tecniche».
Del resto, sottolinea Boldrini, Lorenzin e Bonino parlano già apertamente di larghe intese. I dem non gradiscono affatto le parole della presidente della Camera e con vicesegretario Maurizio Marina replicano: «Vorrei dire a Laura Boldrini che i fatti sono più chiari delle parole. Chi divide il centrosinistra aiuta la destra nei collegi territoriali e purtroppo Leu ha scelto questa via, aiutando nei fatti Forza Italia e Lega contro il centrosinistra unito che in ogni realtà si batte per vincere su Berlusconi, Salvini e Di Maio».