C’è grande confusione sotto il cielo ligure. Nel centrodestra, ancora alle prese con la scelta del candidato alla guida della Regione dopo le dimissioni di Giovanni Toti; ma soprattutto nel centrosinistra, dove Pd, M5S, Avs e ( forse) Iv sono alle prese con una partita che si sta dimostrando più difficile del previsto. Cioè mettere insieme le diverse anime del campo largo per vincere una tornata elettorale decisiva, viste le ottime chances di portare a casa anche l’Emilia- Romagna con l’attuale sindaco di Ravenna Michele De Pascale e le buone possibilità di riprendersi anche l’Umbria dopo cinque anni di governo leghista di Donatella Tesei, con lacrima cittadina di Assisi Stefania Proietti.

Vincere anche in Liguria significherebbe dunque en plein nelle Regionali d’autunno, e dopo la tempesta mediatico giudiziaria che ha investito negli ultimi mesi Giovanni Toti la Liguria sembrava semplice terra di conquista. Bastava solo trovare un nome che mettesse d’accordo tutti, dal M5S alle prese con i problemi interni dati dalla guerra ormai aperta tra Conte e Grillo, a Italia viva, impegnata nel quotidiana percorso di avvicinamento alla coalizione, e in particolare al Pd. Ma quando ormai sembrava cosa fatta, con il nome dell’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando candidato in pectore, ecco che sono cominciati i problemi. Derivanti sia dall’ostruzionismo del M5S, che ieri è arrivati a schierare ufficialmente un proprio candidato, cioè il senatore ligure Luca Pirondini, sia dallo stesso Pd, che non vede di buon occhio il sostegno mai mancato di Iv al sindaco di Genova, e di centrodestra, Marco Bucci.

A ciò si aggiungono i borbottii della platea dem al possibile ingresso di Renzi in coalizione, in Liguria e non solo, che stanno avendo riflettere i piani alti del Nazareno. Dalle parti di Iv si preferisce rispedire la palla nell’altro campo, si dice che «del sostegno a Bucci si discuterà quando ci sarà un candidato della coalizione, che finora non c’è» e si insiste sulla necessità di «parlare di temi», dall’energia alle infrastrutture, definiti «fondamentale» dalle pattuglie renziane. Dopodiché è chiaro che per l’ex presidente del Consiglio sarebbe insostenibile l’appoggio a un candidato grillino, o meglio contiano, come Pirondini, e che invece l’appoggio a Orlando (che di Renzi fu ministro della Giustizia), verrebbe molto più comodo.

Eppure da Iv si dicono «positivi» sia sulla questione ligure che sull’alleanza a livello nazionale, visto anche il dialogo positivo che c’è stato sia in Emilia-Romagna che in Umbria. «Elly Schlein ha proposto una collaborazione e nel momento in cui sono caduti i veti, e rappresentando noi quella parte politica riformista alla Blair, alla Clinton e a quel mondo che ha sempre fatto riferimento a un centrosinistra temperato, ci appare naturale aprire una discussione di questa portata e che come tale deve portare a un approdo condiviso», ragiona il capogruppo renziano al Senato, Enrico Borghi. Per il quale tuttavia «non sfugge a nessuno» la cornice nazionale entro la quale devono essere risolte le questioni territoriali, e dunque anche la Liguria. Ma, fanno notare Borghi e altri, tutto deve essere ricondotto ai «temi concreti», sui quali basare una possibile alleanze, in Liguria così come a livello nazionale.

D’altronde, è lo stesso Renzi che da settimane insiste sulla necessità di unire le forze su alcuni punti dirimenti, dal salario minimo alla sanità, fino alla scuola, evitando le questioni più spigoloso, come il lavoro e la politica estera.

Resta da capire come partiti che faticano a trovare un nome condiviso per una Regione la cui presa sembrava alla portata, possano accordarsi su quanto serve al Paese. Proveranno a trovare una prima quadra intanto lo stesso Renzi e l’ex sindaco di Pesaro, Matteo Ricci oggi eurodeputato dem che dialogherà con l’ex presidente del Consiglio alla festa dell’Unità della città che fu di Rossini. Vedremo se, tra i due, scatterà l’armonia.