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Tredici paginette per un nuovo documento programmatico, il primo del “dopo-Silvio”. Il Comitato di presidenza di Forza Italia riunitosi oggi nella sede nazionale in via in Lucina ha approvato quello che Antonio Tajani, indicato come reggente del partito, considera un vero e proprio manifesto politico. Con la definizione delle priorità su cui si dipanerà l'azione parlamentare e governativa del movimento lanciato dal Cav nel '94. Il testo, arricchito dei contributi dei parlamentari, si presenta nella versione definitiva rispetto alla bozza consegnata dallo stesso Tajani all'ultima assemblea di deputati e senatori forzisti.
In apertura c'è il «commosso omaggio alla memoria del nostro fondatore e leader'', Silvio Berlusconi e viene ''ribadito l'impegno di tutte le donne e gli uomini di Fi a continuarne l'opera, nello spirito di unità che il Presidente ha sempre voluto, e sulla base dei suoi insegnamenti e delle sue intuizioni politiche, che costituiscono un grande progetto per il futuro del nostro Paese».
Nel documento che sarà sottoposto all'esame del Consiglio nazionale in programma il 15 luglio all'hotel Parco dei principi di Roma, si sottolinea il «ruolo insostituibile di Fi nella politica italiana, quello di affermare e tradurre in azione politica i grandi principi liberali, cristiani, garantisti, europeisti, atlantici, che costituiscono la nostra identità e che solo Fi rappresenta in modo organico e coerente. Da questa cornice valoriale deriva la nostra appartenenza al Ppe, che orgogliosamente rappresentiamo in Italia e che costituisce parte essenziale della nostra identità».
In particolare, c'è un passaggio dedicato alla necessità di costruire a Bruxelles l'alleanza tra popolari e conservatori in vista delle europee: «Orgogliosamente rappresentiamo in Italia» il Ppe. «Una Europa forte, salda nelle sue radici giudaico-cristiane e nei suoi valori liberali, protagonista nel mondo con una comune politica estera e di difesa, in stretto accordo con gli Stati Uniti e gli altri alleati della Nato, una Europa espressione dei popoli e non soltanto degli Stati, costituisce il più lungimirante sogno nell'eredità politica di Berlusconi».
Vengono enunciati per lo più i cavalli di battaglia del berlusconismo, a cominciare dalla riforma della giustizia, il taglio delle tasse e il Ponte sullo Stretto, considerati condicio sine qua non per un «efficiente impiego» dei fondi del Pnrr, considerato «una occasione irrinunciabile per far ripartire il Paese, che ci viene offerta dall'Europa grazie al lavoro tenace di Berlusconi e di Fi».