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L’Inas Cisl in questo 2023 avrà un ruolo determinante nell’accompagnare i cittadini alla pensione. Infatti non si tratterà soltanto di individuare una prestazione pensionistica tra le tante possibilità, ma soprattutto d’informare i propri assistiti su come valorizzare al meglio il loro patrimonio contributivo facendo una scelta più consapevole.
Nell’arco degli anni, l’Inas Cisl ha dovuto adeguarsi ai cambiamenti normativi, investendo sulle persone e sulla tecnologia per garantire una più attenta e accurata consulenza. Ha dovuto tener testa ad un sistema previdenziale gestito da vari Enti, Casse e Fondi, ciascuno dei quali con norme e trattamenti differenziati e anche le riforme previdenziali hanno contribuito a rendere sempre più complesso il sistema pensionistico italiano introducendo di volta in volta nuovi requisiti. In questo contesto abbiamo una vera e propria stratificazione di interpretazioni, un mare magnum di aggiunte e rettifiche che rendono complessa al patronato l’individuazione della soluzione più adeguata e pertinente.
Lo stesso mondo del lavoro ha subito delle trasformazioni. E’ sempre più frequente trovare persone che nel corso degli anni hanno avuto vari rapporti assicurativi e sono transitati da una gestione all’altra, con conseguente frammentazione della propria posizione contributiva.
Tutti questi fattori non aiutano di certo il lavoratore ad avere un quadro completo della normativa previdenziale italiana ed è qui, quindi che entra in campo il Patronato supportandolo con professionalità e consapevolezza.
I 57 modi per andare in pensione nel 2023 possiamo riassumerli per macro categorie:
- Soggetti assicurati al 31 dicembre 1995, definiti vecchi iscritti
- Soggetti assicurati a partire dal 1° gennaio 1996 definiti nuovi iscritti - Lavoratori iscritti nella Gestione Separata e nelle Casse di Previdenza per liberi professionisti Nel 2023 il pensionamento di vecchiaia ordinario richiede il raggiungimento di un requisito anagrafico di 67 anni di età, con un’anzianità contributiva minima di 20 anni e, per i soggetti iscritti a partire dal 1996, anche un ulteriore requisito legato all’importo della pensione. Convivono anche le norme con solo 15 anni di contribuzione.
Il pensionamento anticipato, invece è consentito: - se in possesso di un’anzianità contributiva di 42 anni e 10 mesi per i lavoratori uomini e di 41 anni e 10 mesi per le lavoratrici donne, anche in assenza di un requisito anagrafico - ai lavoratori che congiuntamente maturano 62 anni di età e 41 anni di contributi, cosiddetta “Quota 103” (permangono comunque le opzioni di Quota 100 e Quota 102) - per i soli lavoratori assicurati dal 1996, a 64 anni di età con almeno 20 anni di contributi effettivi ma l’importo della pensione deve essere pari o superiore ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale Fermo restando i requisiti generali, limitatamente ad alcune categorie di lavoratori, esistono delle deroghe che consentono comunque di accedere a pensione con dei requisiti pensionistici più vantaggiosi.
- Il lavoratore dipendente del settore privato con invalidità non inferiore all’ 80%, nel 2023 potrà anticipare il diritto alla pensione di vecchiaia con un’età anagrafica più bassa, pari a 56 anni per le donne e 61 anni per gli uomini.
- I cosiddetti “lavoratori precoci” che hanno iniziato a lavorare in giovane età ( prima del compimento del 19° anno di età) oppure coloro che nel corso della vita lavorativa hanno svolto attività particolarmente “usuranti” oppure “gravose”, potranno conseguire il trattamento anticipato con dei requisiti più bassi rispetto a quelli ordinari.
- I lavoratori che hanno svolto lavori diversi, per i quali sono stati accreditati contributi in più gestioni previdenziali (per esempio, fondo pensioni lavoratori dipendenti, gestioni speciali dei lavoratori autonomi, gestione separata, gestioni esclusive dei lavoratori del settore pubblico, etc.), possono unificare i vari contributi attraverso la totalizzazione, la ricongiunzione, il cumulo ed il computo nella Gestione separata per conseguire un unico trattamento pensionistico.
I vari Istituti pur avendo la stessa finalità, mantengono caratteristiche diverse: Con la ricongiunzione avviene un vero e proprio spostamento dei contributi da un fondo all’altro e questa operazione generalmente ha dei costi molto alti, soprattutto se i soggetti interessati sono liberi professionisti. L’onere varia in base al numero dei contributi posseduti alla data della domanda, al sesso e dalle retribuzioni percepite dal lavoratore.
Per coloro invece che non sono disposti a sostenere oneri, la totalizzazione, il cumulo ed il computo in Gestione Separata sono un buon compromesso perché consentono di sommare virtualmente periodi versati in più fondi per ottenere un’unica pensione, senza dover sostenere alcuna spesa.
La scelta, quindi, non ricade soltanto su quale tipologia pensionistica preferire, ma anche su quale sistema di calcolo utilizzare, se effettuare, per esempio un sistema misto o l’opzione al contributivo. Quindi quale scegliere? Non c’è una risposta univoca, ma occorre valutare i singoli casi. Ogni procedimento infatti, ha caratteristiche diverse che potrebbero incidere sul destino reddituale della persona. Ecco perché è fondamentale la scelta dell’Inas per scegliere la strada migliore.