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Matteo Renzi si candida alle Europee. È questa la notizia che esce dalla conferenza stampa che l’ex presidente del Consiglio e leader di Italia viva ha tenuto a Milano per annunciare i suoi progetti per i prossimi mesi. Primo fra tutti, «scrivere una pagina nuova in Europa», attraverso una lista, Il Centro, che Renzi chiama “brand” e per la quale correrà lui stesso nella circoscrizione Nord-Ovest, appunto quella di Milano.
Con l’obiettivo di impedire una governo tra Popolari e Conservatori e ripetere la maggioranza Ursula «dal Ppe ai socialisti, senza Afd ed estremisti di sinistra, senza Vox e senza il 5 Stelle», ha scandito. Un progetto che di certo non piacerà a Giorgia Meloni, che da mesi lavora all’alleanza tra Ppe e Conservatori, e nemmeno ad Antonio Tajani, che condivide l’obiettivo con la presidente del Consiglio. Ma il senatore di Rignano tira dritto.
«L’Europa sta vivendo una situazione di incredibile crisi: in geopolitica se non sei al tavolo, sei nel menù e questo è incredibilmente vero nella situazione politica che stiamo vivendo - ha detto l’ex inquilino di palazzo Chigi - Il punto è dare rappresentanza a un popolo che rischia di venire svanire il sogno europeo e il mio destino è di dire le cose un po' troppo presto, ma siccome questa fama di dire le cose in anticipo non me la tolgo, vi dico che l’Europa rischia di essere il passato. O ci si muove ora o è finita».
Una scommessa che ha fatto storcere la bocca pensando alle prossime settimane, quando Italia viva terrà la sua festa nazionale al Castello di Santa Severa per poi andare a Congresso in ottobre. Sempre che esisterà ancora. Un nodo che però è lo stesso Renzi a sciogliere. «Italia viva non lascia ma raddoppia e il Congresso si farà», ha infatti specificato invitando «tutto il gruppo dirigente di Iv a mettersi in gioco».
Poi Renzi vola alto, sapendo tuttavia benissimo che l’obiettivo è oltrepassare la soglia di sbarramento, fissata al 4 per cento. «La lista il Centro, se fa il risultato che io penso farà, sarà decisiva per fare le carte - ha aggiunto - Non importa prendere il 51 per cento, basta molto meno e noi possiamo farlo: c’è uno spazio politico affascinante, un pertugio nel quale infilarsi e fare un risultato decisamente migliore delle aspettative».
Per farlo «non saremo soli», ha sottolineato, ma di certo non avrà il sostegno di Azione di Carlo Calenda. «Spero di prendere voti sia a Forza Italia che al Pd - ha spiegato Renzi - Uno di Forza Italia, se deve guardare a chi c’è in campo, vota “Adolf Urss” che fa la guerra alle multinazionali? (Il riferimento è al ministro dell’Impresa, Adolfo Urso, ndr) Secondo me un pensierino a votare il Centro lo fa». Ma pur avendo ormai abbandonato il progetto del terzo polo con Calenda, Renzi giura di non avere «nessun tipo di ostilità» verso il suo ex ministro. «L’ho voluto viceministro quando era rimasto fuori dal Parlamento. Poi l’ho voluto ambasciatore, poi ministro - ha detto - Da parte mia c’è pieno rispetto».
Ma le frecciatine non sono mancate e la risposta di Calenda è arrivata a stretto giro. «In bocca al lupo per la candidatura e buona strada a “Il Centro”, qualunque cosa sia», ha commentato il leader di Azione, mentre sulla fine del terzo polo Renzi si è detto «molto colpito dall’atteggiamento» di Calenda perché «avevamo deciso insieme di fare una federazione e hanno lasciato le cose a metà». Una caratteristica, ha aggiunto, «che ha già dimostrato di avere quando si è candidato alle europee con Pd e poi quando si è candidato a sindaco».
Il commento più ironico circa la manovra di Renzi è come spesso accade quello di un profondo conoscitore di liste e dinamiche parlamentari come Gianfranco Rotondi, uno degli ultimi superstiti della vecchia Dc e della primissima Forza Italia, oggi presidente di Verde è popolare e deputato di Fdi. «Renzi cerca il Centro ma come al solito sono più fortunato di lui - ha scritto su Twitter - Avendo casa in Abruzzo Il Centro lo trovo ogni giorno in edicola».
Tornando alle dinamiche politiche, il leader di Iv si è concentrato poi sulla più stretta attualità, dalle polemiche dopo le parole di Giuliano Amato sulla strage di Ustica al governo, fino alla proposta di referendum sul Jobs act. «La mia è veramente una constatazione di amarezza - ha detto parlando dell’intervista rilasciata dal già presidente del Consiglio e della Corte costituzionale - da Amato mi sarei aspettato una sensibilità umana e un rispetto istituzionale che non ho trovato nelle sue parole».
Ancor più decise le parole su un governo «che sta fallendo» perché «è in retromarcia» e su un’opposizione che però «è in folle» e per questo spiega che Iv sta facendo «opposizione alla seconda» cioè sia al governo che a un’opposizione «imbarazzante». E ribadendo poi il suo giudizio favorevole sull’elezione diretta del presidente del Consiglio e sulla riforma della giustizia targata Carlo Nordio.