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«Sono riuscito a sgarbizzare anche Draghi, non me lo sarei aspettato nemmeno nei sogni più belli». Vittorio Sgarbi è raggiante mentre accompagna a braccetto fuori dall’Aula il presidente del Consiglio subito dopo il battibecco tra quest’ultimo e gli esponenti di Fratelli d’Italia. Il tema, sul tavolo da giorni, è la riforma del catasto, tanto voluta dall’ex presidente della Bce quanto vituperata dall’opposizione. E non solo. Se anche Forza Italia, alleato di ferro del presidente del Consiglio, arriva a definire «schiforma» il testo sul quale per due volte il governo si è salvato in commissione per un solo voto, forse qualche problema c’è. Magari è proprio per questo motivo che sul tema, durante il question time alla Camera, Draghi è apparso più nervoso del previsto. E questo atteggiamento, a Sgarbi, è piaciuto tantissimo. «Nessuno pagherà più tasse», ha ribadito Draghi in Aula, per poi sottolineare che «quella legge risale al 1939» e infine sbottare sottolineando un «eccome!», dopo che dai banchi di Fd’I qualcuno aveva rumoreggiato dopo che aveva definito il suo governo come uno che di tasse abbassate se ne intende. «Gliele ha date di santa ragione - commenta Sgarbi in Transatlantico - mi trovavo in Aula per caso (sic!) e ho trovato davvero coraggioso il presidente del Consiglio: gli ho detto che ci sarebbe stato bene un bel “capra”». Di fronte al solito gruppetto di giornalisti felici dell’ennesimo Sgarbi show, il critico si lascia andare. «Sarà mica che quella legge piace tanto a Fratelli d’Italia proprio perché è del 1939? - si chiede sornione, rivelando anche un borbottio di stizza del presidente del Consiglio mentre usciva dall’emiciclo nei confronti dei deputati di Fratelli d’Italia. Tra i quali c’era anche Tommaso Foti, al quale il partito aveva affidato il compito di replicare alla risposta di Draghi. «A un certo punto pensavo si sarebbe sentito male, tanto era l’entusiasmo con cui si è rivolto a Draghi - aggiunge Sgarbi - lo conosco da anni e ho fatto i complimenti anche a lui per lo scambio di battute: è stato un bel match». Lunga vita all’arte di Vittorio Sgarbi, deputato “per caso” e protagonista instancabile di pezzi scritti di getto nel cortile di Montecitorio.