Duecentodiciotto desistenze, 130 da parte della sinistra, 82 nel campo presidenziale. Si tratta dei candidati che avevano superato il primo turno alle elezioni legislative francesi e che hanno deciso di ritirare la loro candidatura in funzione anti-Rassemblement National. Restano quindi in piedi 81 triangolari e 2 quadrangolari. Gli schieramenti avevano tempo fino alle 18 di per chiudere le liste elettorali in un convulsa partita politica.

Se il Fronte popolare ha annunciato già da domenica sera che avrebbe ritirato tutti i candidati arrivati al terzo posto, più tiepida è stata la posizione tra la coalizione di Macron con alcuni pezzi grossi del partito che hanno invitato all’astensione. Ma alla fine, seppure con alcune defezioni, la strategia della desistenza ha funzionato anche per i candidati “macroniani”

Le possibilità di Marine Le Pen di ottenere la maggioranza assoluta di 289 seggi all'Assemblea Nazionale sono ostacolate proprio dallo sbarramento messo in campo dagli avversari. In più della metà delle circoscrizioni elettorali, circa 300, si sono affermati tre candidati al primo turno di votazioni. Il Fronte Popolare, che comprende socilisti, verdi e France Insoumise di Melenchon, ha dato istruzioni a tutti i suoi candidati terzi di dimettersi e lasciare che un centrista raccogliesse il voto anti-RN.

L'NPF ad esempio sta aiutando due parlamentari pro-Macron, l'ex primo ministro Elisabeth Borne e il ministro dell'Interno Gérald Darmanin, a vincere nei loro collegi elettorali in Normandia e nel nord. Al contrario, un candidato pro-Macron si è dimesso per sostenere François Ruffin a nella città settentrionale di Amiens. Il 28enne presidente del RN, e aspirante primo ministro, Jordan Bardella, ha condannato questi accordi come il frutto di un'«alleanza del disonore» tra partiti che fino ad ora sono stati l'uno contro l'altro. Bardella in realtà porta questo argomento perché le istruzioni date ai candidati del blocco centrista sono state più ambigue di quelle della sinistra. Sebbene lo stesso Macron e il primo ministro Gabriel Attal abbiano chiesto di non votare per il RN, alcuni nel suo campo ritengono che l'NPF sia altrettanto indigesto. Ad esempio figure di spicco come il ministro delle Finanze Bruno Le Maire e l'ex primo ministro Edouard Philippe, entrambi originari del centro-destra, hanno un atteggiamento non proprio amichevole nei confronti del fronte popolare.

Intanto Le Pen e Bardella stanno tentando di trasformare la desistenza, un pericolo reale per loro, in una carta propagandistica da giocarsi con gli elettori centristi. Oltre ad ostentare sicurezza per i risultati del secondo turno i candidati dell'estrema destra dicono che la desisetnza è una buona notizia: «Il messaggio generale che stanno dando è che l'intero sistema è contro di noi... È un'altra grande conferma e i nostri elettori ne sono stanchi». Il Rn sostiene che non tenterà di formare un governo se domenica sera non avrà ottenuto maggioranza assoluta in parlamento.

Tuttavia, Marine Le Pen ha sfumato le sue posizioni, quando ha detto che una maggioranza più bassa sarebbe sufficiente per mandare Bardella a Matignon, se non si allontana troppo dalla soglia dei 289 membri.