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«Metti a Cassano!» : il leader più pittoresco, ingombrante, guascone, imprevedibile della politica italiana è irrotto nel ' teatrino della politica', nel 2004, con uno spot che rientra a pieno titolo nella storia della propaganda elettorale d'Italia. C'erano gli europei di calcio in Portogallo e il campione emergente del calcio azzurro era un ragazzo arrivato dritto da quartieri più poveri di Bari, Antonio Cassano. Nello spot una famiglia barese fa il tifo di fronte al teleschermo e il nonno si sgola rivolgendosi telepaticamente al mister Trapattoni: «Metti a Cassano!!!'. L'invito a votare il «magistrato prestato alla politica» Michele Emiliano nelle imminenti elezioni per il sindaco arrivava a fine spot, senza ulteriori commenti. Non ce n'era bisogno. Emiliano era il Cassano della politica, l'outsider, la speranza di Japigia, l'immenso quartiere popolare alla periferia del capoluogo pugliese e di tutta la Bari povera. Col calcio, del resto, il candidato aveva dimestichezza. Figlio di un professionista, dilettante appassionato sia nei campi di basket che in quelli di pallone dove si trovava spesso a fianco di un altro dilettante molto promettente, che alla fine avrebbe preferito la politica nonostante le offerte appetitose, il futuro segretario del Prc Franco Giordano.
Emiliano invece aveva optato per la toga. Concorso in magistratura, dopo la laurea in Giurisprudenza, a 26 anni, un passaggio alla procura di Agrigento, cinque anni a Brindisi in prima linea contro la Corona, altri 8, dal 1995 al 2003, a casa a Bari come sostituto procuratore della Dda, l'antimafia. Non si può dure che fosse un magistrato di quelli che amano l'anonimato: grosso e torreggiante, dotato di una spontanea capacità comunicativa, abituato a girare con pistola e farlo sapere. Il colpo grosso mediatico lo mise a segno nel 2000. Partendo da una serie di servizi giornalistici sulla destinazione degli aiuti umanitari nel quadro della Missione Arcobaleno prende di mira il governo D'Alema, un sottosegretario e un paio di parlamentari della guardia d'onore dalemiana. Emerge.
Eppure proprio D'Alema, onnipotente in Puglia, dopo una resistenza iniziale dà il semaforo verde alla candidatura del magistrato con la pistola a Bari: piazza difficile, da sempre in mano alla destra. Michelone invece sfonda, vince a sorpresa già al primo turno sfiorando il 54% dei consensi, la sua lista civica è la più votata. Tanto per non strafare il nuovo sindaco si assegna 18 deleghe. Tre anni dopo, nel 2007, il sindaco entra a vele spiegate nel Pd e ne diventa subito segretario regionale. Non potrebbe, essendo proibito ai magistrati iscrivere o aderire «in modo sistematico e continuativo a un partito» ma fa finta di niente e bordeggia così sino a quando, nel luglio scorso, una sentenza dalla Consulta certifica la costituzionalità del divieto e all'ex sindaco, oggi governatore della Puglia non resta che dimettersi dal partito alla cui segreteria si era a che a suo tempo candidato. Questione di pensione e assegno più che di lacerazione tra la toga abbandonata 13 anni fa, grazie a lunghissima aspettativa, e la politica.
Michele Emiliano infatti è ormai un politico a tempo pieno, forse il più spregiudicato che ci sia in circolazione. Non è tipo da formalizzarsi su questioni di coerenza e coltiva l'arte di volteggiare tra amicizie a inimicizie senza lasciarsi dietro strascichi e rancori. E' uno di quelli di cui si dice col sorriso involontariamente complice: “E' fatto così'. «Se mi candido a presidente di regione sputatemi in un occhio» sfida i sospettosi. Quindi si candida e nel 2015 diventa governatore. «L'incarico è già troppo gravoso: non posso candidarmi alla segreteria del Pd», assicura nel 2017. Pochi mesi dopo si candida. Arriva terzo e ultimo col 10% dei voti ma si garantisce una posizione di potere e influenza. Inevitabilmente, finisce pure lui nel fuoco di una polemica per l'amicizia scomoda con gli imprenditori Degennaro. In realtà il governatore non arriva mai neppure a essere indagato ma la foto della vasca di bagno piena di cozze e pesce regalati dai due fratelli fa il giro del web e dei giornali. Persino nelle polemiche che lo prendono ingiustamente a bersaglio Michele Emiliano è una figura ' larger than life', esuberante, straripante come le cozze che debordano dalla vasca di casa.
All'arrivo di Renzi il pugliese si entusiasma e va decisamente fuori dalle righe: «Per energia e voglia di cambiare il Paese ricorda il primo Napoleone». Resta bonapartista per poco e la guerra tra lui e il segretario- primo console proseguirà per anni, con Emiliano tra i pochi apertamente schierati per il No al referendum. Il governatore è anche uno dei principali leader scissionisti ma un attimo prima che il vascello dell'Mdp salpi per la sua non felicissima crociera fiuta l'aria e diserta all'ultimo secondo. Resta nel partito, come sempre in questi casi, «per fare battaglia dall'interno». Po la pensione da magistrato lo obbliga a interrompere la battaglia interna ma si può stare certi che, senza tessera in tasca, Emiliano continuerà a navigare come un corsaro nelle acque della politica pugliese e nazionale.