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Donato Toma, presidente del Molise al quale Forza Italia ha chiesto un passo indietro alle Regionali dopo un accordo con gli alleati di coalizione, spiega che «nel momento in cui tira un vento destrorso, c’è il rischio che partiti che hanno percentuali minori rispetto ad altri rischino in qualche maniera molto condizionati nelle scelte, in questo caso da Fratelli d’Italia». E sull’eventuale nomina di Bonaccini a commissario in Emilia Romagna è netto: «Sono favorevole alla sua nomina, non so perché non sia ancora avvenuta ma la solidarietà che arriva dai territori deriva dal fatto che da presidente si vivono le stesse pulisci, le stesse situazioni e le stesse condizioni che vivono gli altri presidenti, a prescindere dal colore politico».
Presidente Toma, diversi suoi colleghi, da Zaia a Toti, spingono fortemente per la nomina a commissario per l’emergenza alluvione di Stefano Bonaccini, che la presidente Meloni sta però rimandando. Lei da che parte sta?
Penso che la risposta di Meloni sul fatto che non sia ancora il momento di parlare di questo visto che stiamo ancora contando i morti sia stata molto intelligente, perché non si possono fare anticipazioni se non quando è il momento di decidere. Detto questo, in linea di massima sono favorevole alla nomina, come commissario, del presidente Bonaccini. Io ho presieduto spessissimo la conferenza dei presidenti di Regione e posso dirle che le dinamiche che prevalgono in quella sede sono quelle amministrative, le quali sopravanzano quelle politiche. Quindi trovo normale la richiesta da parte di presidenti del centrodestra della nomina a commissario di un presidente di centrosinistra.
Eppure da Lega e Forza Italia, a livello nazionale, non sono arrivate spinte in questo senso: pensa ci sia differenza tra le dinamiche locali e quelle di maggioranza?
Non trovo strano che un presidente esprima delle opinioni che magari non sono in linea politicamente con quelle del proprio partito. Noi presidenti di Regione siamo molto orientati sul lato amministrativo e capiamo benissimo le difficoltà dei colleghi. Più di una volta destra e sinistra in conferenza dei presidenti sono state unite in determinate posizioni. La solidarietà che arriva dai territori deriva dal fatto che da presidente si vivono le stesse pulisci, le stesse situazioni e le stesse condizioni che vivono gli altri presidenti. Tranne situazioni particolari come nel caso del terremoto del Centro Italia che coinvolgeva più territori, quando un evento coinvolge una regione è giusto nominare commissario il presidente di quella regione.
Perché secondo lei Meloni non ha ancora preso questa decisione, visto che siamo in piena emergenza?
Non so perché non abbia ancora deciso, ma quel che so è che il problema non è tanto il commissario quanto dargli la struttura commissariale e le risorse per gestirla. Aggiungendo risorse alla Regione e non togliendole. Posso portarle il mio esempio. Nel 2018-2019 serviva un commissario alla sanità in Molise e tutta la conferenza dei presidenti, in maniera trasversale da destra a sinistra, sosteneva il mio nome. Ma i governi presieduti da Giuseppe Conte, il primo appoggiato da M5S e Lega e il secondo da M5S e Pd, non mi nominarono. Nomina che poi arrivò con il governo Draghi.
Perché dai presidenti di Regione di Fdi non è arrivato il sostegno a Bonaccini?
Quando non sente voci a favore non significa che non lo sostengono. Anzi, probabilmente più orientati per Bonaccini commissario che non, ma magari hanno una sensibilità politica che non consente loro di prendere parte a questa diatriba. Quando c’era la discussione sui Lep riguardo all’Autonomia differenziata io avevo una posizione diversa da quella del mio partito, ci siamo seduti al tavolo e ne siamo usciti con una linea comune. Io in Molise ho nominato presidente di Agenas un esponente di centrosinistra perché è competente, non c’entra il colore politico.
Anche sui territori ci sono frizioni tra gli alleati, tanto che alle Regionali del 25 e 26 giugno lei non si ricandida per far posto al sindaco di Termoli Francesco Roberti. Perché questa decisione?
Non lo deve chiedere a me. Io il quadro l’ho subito e quando il partito mi ha chiesto di fare un passo di lato l’ho fatto senza discutere. Sono un uomo di partito e anche se potevo non condividere questa posizione l’ho digerita. Se decidono diversamente, non ho il peso politico per mettermi a fare battaglie. Cerco di trarre il buono da ogni situazione che vivo. I vertici del mio partito mi hanno chiesto di lavorare con loro in alcune situazioni di portata nazionale e per me è un onore.
C’è il rischio che Forza Italia venga fagocitata da Fratelli d’Italia, a partire dai territori?
È un rischio che esiste. Specialmente nel momento in cui tira un vento destrorso, c’è il rischio che partiti che hanno percentuali minori rispetto ad altri rischiano in qualche maniera di essere molto condizionati nelle scelte, in questo caso da Fratelli d’Italia. Ma questo rientra nelle cose della politica.