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Le accuse di moderatismo mosse da Alessandro Di Battista al Movimento 5 Stelle di governo non spostano di un millimetro la linea imposta da Luigi Di Maio.
Anzi, il capo politico grillino convoca in tarda mattinata i ministri grillini a Palazzo Chigi e rilancia: «Il governo va avanti, noi non tradiamo la parola data ai cittadini», fanno filtrare fonti del M5S. Il ragionamento del ministro dello Sviluppo economico è molto semplice: «Siamo leali e dobbiamo completare punto dopo punto tutto il contratto di governo».
Le cose da fare, del resto, sono parecchie, ricorda Di Maio ai suoi, come parecchie sono le conquiste da difendere. «Il decreto dignità non si tocca. Chi rivuole ampliare la portata dei contratti a termine, sottopagando i lavoratori e altro, può rivolgersi a Renzi», dice, rivolgendosi chiaramente agli alleati leghisti, tentati dall’eventualità di ammorbidire la stretta sui contratti a termine. «Il jobs act è stata una delle peggiori legge mai fatta negli ultimi 20 anni», sottolinea il numero uno pentastellato, prima di indicare le priorità di governo dei prossimi mesi: conflitto di interessi e salario minimo.
«Restituire dignità a circa 3 milioni di lavoratori sottopagati. È una legge presente in tanti paesi europei e l’Italia non può restare a guardare», afferma Di Maio, provocando la reazione di Andrea Garnero, economista presso il dipartimento lavoro e affari sociali dell’Ocse, chiamato a esprimere un giudizio nel corso dell’audizione davanti alla Commissione Lavoro della Camera.
«Il salario minimo non è la soluzione al mercato del lavoro italiano ed è solo mediamente efficace contro la povertà e la povertà lavorativa», dice l’economista. Più «legittima e condivisibile», invece, prosegue Garnero, l’ipotesi alternativa in campo di estendere erga omnes i contratti collettivi.
Con un suggerimento: «Garantire dei margini di flessibilità per adeguare il contratto collettivo nazionale alle esigenze aziendali e rispondere all’eterogeneità del paese».
Se però si optasse per l’ipotesi salario minimo tout court, spiega, «il valore del salario orario dovrebbe arrivare solo al termine del percorso come avvenuto nel Regno Unito che decise la definizione dell’ammontare del salario minimo orario un anno e mezzo dopo il via libera alla legge». Nove euro orari, stabiliti a priori, sarebbero il salario minimo «più elevato tra i Paesi Ocse».
Ma Di Maio non sembra affatto preoccupato dalle parole di Garnero, anzi, decide di accelerare convocando subito a Palazzo Chigi Nunzia Catalfo ( prima firmatrice della proposta di legge), il viceministro all’Economia, Laura Castelli, e i tecnici per fare il punto sulla situazione. E per rassicurarela Lega aggiunge: «La Flat tax si farà. Su questo punto avanti come un treno».