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Ci mancava solo Alessandro Di Battista ad agitare i sonni di Giuseppe Conte. Non bastavano gli scherzetti dei senatori, pronti a defenestrare a colpi di voto segreto il capogruppo indicato dal leader, la minaccia adesso arriva pure dall’esterno. E arriva proprio da quel Dibba tanto amato dalla base grillina ortodossa che fino a ora aveva accuratamente evitato di cannoneggiare sull’ex premier, riservando l’artiglieria pesante solo agli ex colleghi, ritenuti responsabili del “tradimento”. L’ex deputato - uscito in polemica dal Movimento ormai “draghiano” - sembra aver rotto gli indugi e dopo un tour per le città italiane potrebbe dar vita a un nuovo contenitore politico. Una sorta di “Rifondazione grillista” per tornare alle origini francescane e orgogliosamente allergiche al compromesso di un Movimento nel frattempo diventato copia sbiadita del Pd, identificabile solo attraverso le categorie della “responsabilità” e della “stabilità”. Parolacce, secondo l’ex deputato 5S, convinto di essere tra i pochi sinceri oppositori al governo Draghi presenti in Italia. C’è dunque «la necessità di nuove battaglie e di costruire le fondamenta per qualcosa di concreto», dice Di Battista a Tpi. «Se poi dovessero essere solide, quelle fondamenta, allora potremo costruire qualcos’altro». Un nuovo movimento o partito? «No, non lo escludo», dice per la prima volta con chiarezza disarmante l’ex compagno di giochi di Luigi Di Maio.
Per preparare il terreno Dibba ha organizzato un tour per le città italiane (“Su la testa”, è il nome dell’iniziativa) col sostegno di alcuni ex 5S, espulsi o fuoriusciti, come l’ex sottosegretario all’Economia Alessio Villarosa, entusiasta del nuovo progetto a cui sarebbero interessati altri epurati di pes. Come l’ex ministra per il Sud Barbara Lezzi e il presidente della Commissione parlamentare Antimafia Nicola Morra. Insieme a loro sarebbe pronto un piccolo esercito di eletti alla deriva, ormai sparsi tra il Misto e piccole componenti senza un gran futuro. Ma della partita dovrebbe far parte soprattutto Davide Casaleggio, anima tecnica della democrazia pentastellata partecipata messa alla porte da Conte e Di Maio. La collaborazione con il figlio di Gianroberto è già cominciata in realtà, col Blog delle stelle messo a disposizione dell’ex deputato per gestire le prenotazioni del tour. Certo, non è ancora un matrimonio politico ma potrebbe essere l’occasione buona per immaginare quel movimento “Controvento” che fino all’ultimo Casaleggio jr aveva provato a proporre a Di Maio e compagni.
Che Di Battista faccia sul serio si evince anche dal tono con cui per la prima volta prende le distanze dall’ex premier. Sull’apertura di Conte a Draghi per la corsa al Quirinale, ad esempio, il leader movimentista è perentorio: «Stimare una persona non significa essere d’accordo con lui». Sospeso anche il giudizio sull’effetto benefico dell’avvocato sul M5S: «Non si può ancora dirlo». È il primo campanello d’allarme per l’ex premier, ora consapevole di avere un nuovo competitor da cui guardarsi le spalle in uno dei momenti più delicati della sua avventura pentastellata. Con la ferita di Palazzo Madama ancora e con il Vietnam di Montecitorio - dove il capogruppo Davide Crippa non sembra intenzionato a mollare la presa - ancora da affrontare. Perché il “nuovo corso” dell’avvocato non sembra convincere buona parte dei deputati, irritati per la gestione autoritaria del partito e per la creazione di “cerchi magici” esclusivi. Le sirene del caro Di Battista potrebbero diventare irresistibili per chi sa già di essere all’ultimo giro di giostra nel Palazzo. Attaccarsi al carro del leader ribelle potrebbe essere una buona alternativa per molti.
Conte dovrà trovare il modo per tenere insieme le truppe e dare una nuova identità a un partito ormai privo di connotati riconoscibili. L’inisidia Di Battista è dietro l’angolo.