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«Il Governo dura? Non lo so: perché vedo Salvini che provoca ogni giorno, tutti i giorni e sono convinto che nella logica di Salvini ci sia l'idea di mandare tutto all'aria per mero tornaconto personale». Da quando ha ufficializzato il suo ritorno in campo Alessandro Di Battista non perde occasione per polemizzare con l'alleato leghista e, di riflesso, con Luigi Di Maio, il capo politico firmatario del contratto di governo. «Questo per me sarebbe molto grave perché conta molto di più l'interesse del Paese che quello privato di una forza politica», dice lo scapigliato del Movimento 5 Stelle da Catania, a margine della nona tappa del Rousseau City Lab, dove ha condiviso il palco con Davide Casaleggio nei panni del suo intervistatore. «Ascolto Salvini e ogni giorno si "berlusconizza" sempre di più. Ora si farà trapianti, inizierà a mettersi i tacchi e giorno dopo giorno sarà sempre più Berlusconi di prima», continua il leader senza incarichi, che sembra voler occupare il posto che fu di Beppe Grillo, facendo addirittura ricorso allo stile battutesco "ad personam" del fondatore. Peccato che, a 12 anni dal primo V-Day, i poteri forti, almeno quelli abitano i Palazzi romani, sventolino vessilli giallo-verdi e che l'ex alleato di Forza Italia oggi condivida gli spazi col Movimento 5 Stelle. Di Battista è dunque convinto che Salvini voglia mandare a monte l'alleanza per andare subito all'incasso di consensi, ma non solo. «Voglio vedere la Lega votare il taglio di 345 parlamentari. Il secondo mandato è una cosa mia personale e l'ho proposto soltanto perché non vorrei che per un capriccio politico personale Salvini butti tutto all'aria. Qualora saltasse tutto adesso, salterebbe il taglio dei parlamentari», argomenta il Dibba. «Ed è questa la cosa che più temono i partiti politici il taglio di 345 poltrone. E questo non è un problema per l'M5S, ma per il Paese. Perché significa 500 milioni di euro risparmiati». Insomma, all'ex parlamentare movimentista stanno a cuore solo le sorti del Paese, nessun attrito personale col ministro dell'Interno. Né, tantomeno, con quello del Lavoro. «Leggo cose che non sono vere. Il movimento è bello e compatto», precisa Di Battista, che pure ha appena dato alle stampe un libro in cui accusa i ministri grillini di essersi trasformati in «burocrati». «Non rispondo alle polemiche montate ad arte tra me e Luigi, domani lo chiamo se è tutto a posto. Non mi interessa assolutamente questa polemica quindi non mi ci infilo...», assicura Dibba, dopo le tante indiscrezioni di questi giorni. A infilarsi nella polemica però ci pensa il diretto interessato, Luigi Di Maio, come si evince da un audio diffuso da Fanpage, registrato durante una riunione a porte chiuse dei Cinquestelle. «Io mi sono incazzato in questi giorni quando ho sentito questa frase "burocrati chiusi nei ministeri"», si sfoga il capo politico. «Ma io lavoro un terzo, ragazzi, lavoro un quinto. In campagna elettorale ho fatto 10 mila chilometri in un mese. Alle politiche abbiamo fatto 10mila chilometri in 3 mesi. Stavolta in un mese perché fino al mese prima abbiamo lavorato a Roma nei ministeri a tambur battente», aggiunge innervosito. Ma i retroscena giornalistici avevano anche un altro protagonista, considerato l'artefice del ritorno in campo dell'ex deputato: Davide Casaleggio, alla disperata ricerca di un piano B per il Movimento ricevuto in eredità dopo la scomparsa del padre. E dopo il disastro delle Europee, il presidente dell'Associazione Rousseau sembrerebbe intenzionato a gettare le basi per il post Di Maio. «Non esiste nessun asse tra me e Alessandro Di Battista contro Luigi Di Maio. L'incontro odierno era stato fissato settimane fa», smentisce categoricamente il manager col pallino della "democrazia diretta". «Da anni ormai i media tradizionali non fanno altro che sollevare fantasiosi retroscena per dividere il M5S. Non ci sono mai riusciti e non ci riusciranno. Ogni qualvolta qualcuno ci attacca, il M5S ne esce più forte e coeso di prima», garantisce Casaleggio. Intanto, però, il viaggio in India di Di Battista può attendere.