Sarà una coincidenza, ma finora l'unico parlamentare espulso da Fratelli d'Italia per motivi di incompatibilità rilevati dai probiviri, è il primo che in questa legislatura ha messo in discussione la storica fiamma nel simbolo. Certo, l'allontanamento di Andrea De Bertoldi non ha alcun legame diretto con l'opinione espressa tempo fa a un quotidiano nazionale, ma sul fatto che quell'uscita attirò su di esso, in tempo record, un clima ostile da parte del resto del gruppo, non c'è dubbio.

Diverso il caso di Luca Ciriani, ministro per i Rapporti col Parlamento con un curriculum di assoluta lealtà alla premier, della cui stima continua a godere. Ma proprio perché esponente di spicco del partito, il parlamentare friulano ha constatato di persona quanto l'argomento sia ancora un tabù e quanto inneschi reazioni identitarie in buona parte dei dirigenti, assai poco propensi ad avviare un dibattito approfondito sul tema. Tanto da dover operare una delicata messa a punto, per evitare di diventare un caso.

In poche ore, l'ipotesi di togliere il simbolo legato a Giorgio Almirante e alla storia del Msi è stata liquidata nell'ordine dal presidente del Senato Ignazio La Russa, dal vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, dal responsabile organizzazione Giovanni Donzelli e da vari altri eletti. Semplice questione di identità, di attaccamento alla proprio passato, o c'è dell'altro? Nessuno lo dice apertamente, ma ciò che è successo negli ultimi 30 anni dimostra che al simbolo originale del Msi è associato uno zoccolo duro di elettori stimabile almeno nel due per cento.

Quando Gianfranco Fini decise di confluire nel Pdl abbandonando la fiamma, il simbolo stilizzato fu presentato da Francesco Storace con la sua Destra, ma quando ancora la fiamma era nel logo di An, il Movimento sociale-Fiamma Tricolore di Pino Rauti ottenne dei riscontri talvolta soddisfacenti. Se i vertici di Fdi avessero la possibilità di inibire ad altri l'uso del simbolo, forse, potrebbero prendere in considerazione l'idea di metterlo in naftalina, ma con una situazione fluida a destra di Meloni, dove l'eredità del Msi – o una parte di essa – è blandita da movimenti come quello di Vannacci, regalarla a qualcun altro per la premier non è per ora contemplato.