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Il sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove non vuole dimettersi. «Assolutamente no», dice al "Corriere della Sera". E' stato rinviato a giudizio per quelle relazioni del Gruppo operativo mobile sui colloqui anti 41 bis dell'anarchico Alfredo Cospito con i boss, nei giorni dello sciopero e della visita della delegazione dem, usate in aula dal suo collega e coinquilino Donzelli. «Sì - ammette Delmastro - ma intendo continuare ad esercitare il mio ruolo, al meglio, all'interno del ministero della Giustizia. Così come mi è stato chiesto dai tanti che in questo momento mi stanno testimoniando solidarietà per questo inconsueto rinvio a giudizio».
Inconsueto perché «anche questa seconda volta il pubblico ministero Paolo Ielo e altri tre pm hanno ribadito la richiesta di archiviazione della procura nei miei confronti. Quindi sarò uno dei pochi sotto il profilo giuridico che in dibattimento sarà dalla stessa parte della barricata del pm. Ai posteri l'ardua sentenza». Però la giudice delle indagini preliminari Emanuela Attura ha ritenuto il contrario e formulato un'imputazione coatta. E la gip Maddalena Cipriani, ha concordato sul segreto, visto che l'ha rinviata a giudizio: «Da cattolico non dispero mai. Ci sarà prima o poi un giudice a Berlino che riconoscerà che non c'è segreto e quindi non c'è reato».
Per la giudice la dicitura a “limitata divulgazione” rendeva coperti dal segreto quei verbali usati da Donzelli per difendere il 41 bis e attaccare la sinistra ('Siete con noi o con i terroristi e i mafiosi?'): «La limitata divulgazione nulla c'entra col segreto di Stato. I segreti li decide la legge. Sono tassativi e tipizzati per questo».