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Decreto crescita. Non è tanto l’approvazione del decreto Crescita che fa notizia da ieri al Senato.
Quanto la consistenza del voto di fiducia che l’ha promosso.
Una fiducia risicatissima, passata per un solo voto: 158.
E c’è da avere i brividi se il governo Conte pensa di continuare a governare ricorrendo ai voti di fiducia, così come veniva rimproverato a Renzi.
Emorragia di voti
Dall’ultimo voto in Senato, si sono persi ben 13 sì.
E la diaspora nei Cinquestelle ha ridotto la maggioranza sull’orlo del baratro.
Il capogruppo del M5S, Patuanelli, esorcizza: «Il decreto Crescita appena approvato in via definitiva al Senato è un provvedimento che cammina sulla stessa via intrapresa da più di un anno dal governo Conte. Dal Dignità in avanti abbiamo sempre lavorato per favorire sviluppo economico e uguaglianza sociale, facendole andare di pari passo. Dalle misure per sostenere investimenti privati ed accesso al credito da parte delle Pmi, fino agli incentivi per riportare in Italia le migliori menti nostrane fuggite all'estero per lavorare, oggi diamo agli italiani una lunga serie di misure che guardano al futuro. Le quali, siamo certi, potranno dare impulso alla nostra economia che come tutti sanno poggia su basi molto solide».
Opposizione all'attacco
L’opposizione contesta: «È stato approvato il decreto anticrescita. Un provvedimento utile solo alla propaganda. Solo pannicelli caldi, una serie di pasticci e un grande disastro chiamato Ilva che rischia di chiudere.
Un ennesimo errore di questo Governo che ha fermato l’Italia», scrive il segretario del Pd, Zingaretti.
E’ proprio la crescita che manca che viene rimproverata da Bruxelles al ministro dell’Economia Tria.
Che continua a ripetere anche dal G20 di Osaka che i conti vanno meglio del previsto.