Un atto che, dalle parti di Montecitorio o Palazzo Madama non si vede tutti i giorni. A prescindere dalla valutazione sul merito della vicenda, la maggior parte degli addetti ai lavori ha riconosciuto che l'espulsione da Fratelli d'Italia del deputato ed ex-senatore Andrea de Bertoldi ad opera dei probiviri del partito, ha seguito tempi e modi irrituali per questo genere di episodi.

Se infatti la tendenza, sia per i parlamentari che per gli esponenti di governo (si veda ad esempio ciò che sta accadendo alla ministra del Turismo Daniela Santanchè) è quella di attendere il pronunciamento definitivo o semidefinitivo della magistratura, nel caso di de Bertoldi la sentenza ha anticipato qualsiasi procedimento giudiziario. Non mancano ovviamente letture politiche, perché il diretto interessato, ultimamente, aveva rilasciato delle dichiarazioni sulla linea e sulla leadership del partito decisamente eretiche: oltre ad accusare i suoi colleghi di partito di una certa reticenza nell'affermare le proprie idee, per paura di far irritare Giorgia Meloni, De Bertoldi era arrivato a chiedere la rimozione della fiamma dal simbolo del partito affinché FdI potesse dichiararsi a tutti gli effetti una forza “liberale”.
L'azione disciplinare nei confronti del parlamentare è stata avviata lo scorso giugno, in seguito ad alcune indiscrezioni di stampa secondo cui quest'ultimo avrebbe approfittato della condizione di relatore del decreto Superbnus, per ottenere vantaggi economici costituendo una società di consulenza fiscale, essendo pertanto in palese conflitto di interessi. Gli eventi, poi, sono precipitati, e resta da vedere se l'esito sia stato indirizzato dalle posizioni fuori linea di De Bertoldi, o se queste fossero una conseguenza dell'azione dei probiviri, per giustificare poi un'uscita da FdI.

A via della Scrofa, per il momento, le bocche restano cucite ma resta agli atti una severità non riscontrabile in altri casi, non ultimo quello del deputato Emanuele Pozzolo, molto vicino al sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, rinviato a giudizio per la vicenda dello sparo durante la festa di capodanno in Piemonte e solo sospeso dal gruppo, tanto che attualmente, sul sito della Camera, risulta ancora facente parte di FdI.
Ora è dato come estremamente probabile l'approdo di De Bertoldi a Forza Italia, come ha lasciato intendere il diretto interessato ma per ogni decisione bisognerà attendere la ripresa dei lavori delle camere. E' verosimile che tra gli azzurri De Bertoldi troverà un ambiente più incline al garantismo, ma è altrettanto vero che Fi non disdegnerà di ampliare ulteriormente le proprie fila, dopo i due senatori pentastellati giunti negli ultimi mesi.
Circa tre anni fa, De Bertoldi (che di professione fa il commercialista) fu promotore di una norma collegata alla manovra (“Diritto alla salute per i professionisti), in base alla quale anche ai professionisti malati o infortunati è stata riconosciuta la possibilità di effettuare gli adempimenti verso le Pa, compresi quelli di versamento, in ritardo rispetto ai termini, purché effettuati entro 30 giorni dalla guarigione, senza che scattino sanzioni per i loro clienti o per sé stessi.
Severissimo il commento del capogruppo di Fratelli d’Italia a Montecitorio, Tommaso Foti: «Non vi è una sola ragione credibile», ha affermato Foti, «nelle scuse addotte da Andrea De Bertoldi per le sue annunciate dimissioni dal gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia. Sono altre le ragioni per le quali si è venuta a creare la incompatibilità ed esse sono chiaramente espresse nel provvedimento assunto dalla Commissione nazionale di garanzia e disciplina di FdI con cui è' stata decisa la sua espulsione da Fratelli d'Italia, la qual cosa comporta, conseguentemente, l'espulsione del predetto dal gruppo parlamentare che presiedo".

Poco prima che venisse ufficializzata la decisione dei probiviri, De Bertoldi la aveva in un certo modo anticipata, diffondendo una nota in cui informava di aver rassegnato le proprie dimissioni dal gruppo al termine di “un lungo processo di dissenso politico». «Ho più volte chiesto chiarezza», ha proseguito, «su alcuni importanti temi, che da cattolico mi stanno a cuore, ma non sempre ho osservato la risposta che speravo. L'unica risposta è arrivata dai probiviri, con un'indagine strumentale e senza alcun fondamento, su fatti che ho già avuto modo di chiarire ampiamente.

Su questa vicenda sono peraltro pronto ad agire in ogni sede opportuna a tutela della mia reputazione e della mia integrità personale e professionale. Alla ripresa dei lavori», ha concluso, «farò assieme alla mia famiglia politica le valutazioni per individuare la mia prossima allocazione, che non potrà che essere improntata ai valori della moderazione, e del cattolicesimo liberale».