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«Il triste epilogo del disegno di legge Zan divide per l’ennesima volta il campo dei progressisti in due. Da un lato i riformisti, che vogliono le leggi anche accettando i compromessi. Dall’altro i populisti, che piantano bandierine e inseguono gli influencer, senza preoccuparsi del risultato finale. I primi fanno politica, gli altri fanno propaganda». Così Matteo Renzi in una lettera pubblicata oggi su Repubblica. «È vero- aggiunge il leader di Italia Viva- ci sono state decine di franchi tiratori, almeno una quarantina, di tutti gli schieramenti politici. E noi abbiamo contestato la decisione della presidente Casellati di concedere il voto segreto sul non passaggio agli articoli: volevamo che tutti si assumessero in modo trasparente le proprie responsabilità. Così come gli applausi e i cori da stadio dopo il voto sono stati uno schiaffo alla sensibilità di tante persone civili che volevano vedere in Aula dei senatori, non degli Ultras. Ma al di là di tutto, resta il fatto che la legge è fallita per colpa di chi ha fatto male i conti e ha giocato una battaglia di consenso sulla pelle di ragazze e ragazzi che non si meritavano questa ferita. Rinunciare al compromesso possibile per sognare la legge impossibile è stata una scelta sbagliata, figlia dell’incapacità politica del Pd e dei Cinque Stelle». «La sbandierata presunta superiorità morale- scrive Renzi - il rifiuto aprioristico di qualsiasi mediazione, la scelta di mettersi a posto la coscienza senza sporcarsi le mani: queste le caratteristiche di una sinistra che, in tutto il mondo, fa prevalere l’ansia di visibilità mediatica e social alla fatica dei risultati concreti. Noi siamo altrove. Vale negli Stati Uniti dove ancora qualche giorno fa Joe Biden elogiava le ragioni del compromesso contro la sua sinistra interna. Vale in Francia dove Macron - e non il Partito Socialista francese della Hidalgo - è l’unica alternativa al sovranismo della Le Pen. Vale in Germania dove Scholtz vince contro la Linke e diventa cancelliere con una campagna elettorale al centro, intestando i successi della Merkel anche all’Spd, isolando la Cdu. In Italia il centrosinistra dovrà scegliere se inseguire le parole d’ordine populiste, come la vicenda Zan sembra suggerire o tornare al riformismo».