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Nemmeno il tempo di tornare da Madrid, dove nel weekend ha partecipato alla reunion sovranista organizzata da Vox, che Matteo Salvini è ripartito per Israele, dove ha incontrato il premier Benjamin Netanyahu e due ministri del suo governo.
«Il colloquio con il Primo Ministro, durato circa mezz’ora, ha permesso di fare il punto della situazione all’indomani della visita a Washington del Primo Ministro israeliano e di ribadire i rapporti di amicizia tra Italia e Israele, confermando il sostegno al percorso di pace e stabilità in Medio Oriente - si legge in una nota della Lega - Il Vicepremier e Ministro italiano ha confermato le forti perplessità rispetto alla decisione della CPI nei confronti di Netanyahu». Il vicepremier tornerà in Italia in giornata, visto il consiglio federale urgente fissato dal leader leghista a tema pace fiscale.
È dunque un Salvini “di movimento” quello degli ultimi giorni, che cerca in tutti i modi di uscire da quell’8 per cento a cui lo inchiodano i sondaggi e che per farlo punta tutto sulla politica estera e, sul fronte interno, sulla rottamazione delle cartelle. «A Madrid è andata molto bene, abbiamo tracciato il futuro di un’Europa alternativa rispetto a quello disegnato da Soros, dalla finanza, dalle multinazionali e dalla von der Leyen, che è fallimentare - ha detto il leader leghista dai cantieri di Milano per le Olimpiadi invernali del 2026 - E mi spiace che qualcuno si sia offeso, d’altronde se qualcuno ha distrutto il settore dell’auto siamo in tempo per fermarci dal disastro, però è il momento in cui i Popolari che si dicono di centrodestra devono scegliere se allearsi in Europa, in Germania, in Austria, in Francia, in Spagna, con il centrodestra oppure andare a bracciare con i socialisti con i risultati disastrosi che abbiamo visto».
E pazienza se la due giorni di Madrid è stata “rovinata” dai giornalisti spagnoli che hanno ricordato al portavoce di Vox il sostegno espresso in passato dalla Lega nei confronti degli indipendentisti catalani. Fuster ha detto che Vox ha spiegato alla Lega che per loro il primo nemico «sono i separatisti» e che la Lega «ha capito il messaggio» e che «il vicepremier italiano non sosterrà più» i secessionisti. «È un risultato ottenuto grazie a Vox», ha detto Fuster mettendo in evidenza che Salvini, intervenendo sabato dal palco dell’evento dei Patrioti ha gridato «viva la Spagna».
Insomma, a detta dei suoi alleati di Vox Salvini è stato ridimensionato, non proprio una coccarda da riportare sul volo Madrid-Milano. Eppure il numero uno di via Bellerio ha spaziato sui più vari argomenti, dai dazi di Trump al viaggio in Israele. «Cosa penso dei dazi di Trump che dovrebbero entrare in vigore oggi? I dazi gli Stati Uniti li applicavano già in passato, sia con Trump che con Biden - ha detto il ministro dei Trasporti - Penso che possano essere un’occasione, uno stimolo per l’Europa. Per fare finalmente l’interesse delle aziende e dei lavoratori europei: onestamente, non ho preoccupazioni dalle politiche americane pro-America o cinesi pro-Cina. Che siano uno stimolo, perché l’Europa si ricordi di essere Europa».
Per poi spiegare, a poche ore dalla partenza, perché ha deciso proprio in questo momento di andare in Israele. «Il rapporto tra Italia e Israele e politicamente il rapporto tra Lega e Likud è assolutamente importante per me - ha sottolineato Salvini - incontrerò la mia collega ministra dei Trasporti innanzitutto perché il mio obiettivo è far lavorare aziende italiane in Israele, poi incontrerò anche altri ministri, il ministro degli Esteri, il ministro della Diaspora, esponenti politici perché il 7 ottobre non può essere cancellato e dimenticato come se nulla fosse».
Con buona pace di Antonio Tajani, che se già non era stato avvisato della scelta della presidente del Consiglio di presenziare alla cerimonia di insediamento di Donald Trump a Washington, resta difficile pensare sia stato avvisato, questa volta dal suo omologo leghista, della visita a Gerusalemme. Ma i due leader condividono alcuni punti di vista che sicuramente saranno toccati oggi dal numero uno leghista in conferenza stampa all’hotel King David di Gerusalemme, tra cui le critiche alla Corte penale internazionale sul caso Almasri e le battaglia sul fisco. «È ora di mettere in discussione realtà come la Corte penale internazionale, che mettono sullo stesso piano i terroristi di Hamas e un premier democraticamente eletto come Bibi Netanyahu», ha detto Salvini sabato dal palco di Madrid, concetto che ribadirà con ancor più forza oggi.
Al di là delle questioni internazionali, è sul piano interno che il segretario del Carroccio punta a spingere sull’acceleratore. «Per me la priorità di questo 2025, per la Lega e per tutti i ministri della Lega a partire dal ministro Giorgetti, è la rottamazione di questi milioni di cartelle esattoriali - ha spiegato Salvini - Avere una pace fiscale che preveda 120 rate in 10 anni togliendo le sanzioni, le more e gli interessi permetterebbe a questi milioni di italiani di pagare, allo Stato di incassare e a tanta gente di tornare a lavorare senza dover lavorare in nero».
Concetto ribadito anche da Alberto Gusmeroli, presidente della Commissione Attività produttive, Commercio e Turismo della Camera e responsabile Fisco del Carroccio. «Noi abbiamo depositato la proposta il 27 novembre - ha detto ieri Gusmeroli - poi la abbiamo inserita in una serie di emendamenti sapendo che non sarebbe passata per criticità di ordine procedurale, non perché non sia di buonsenso o accettabile: volavamo porre il tema perché riguarda milioni di italiani».