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Ma il “profilo basso” potrebbe non essere sufficiente a mettere al riparo Di Maio dalle altre insidie che a breve potrebbero offuscare il suo astro. Molti oppositori in- terni hanno cerchiato di rosso una data sul calendario: il 5 novembre, giorno delle elezioni regionali siciliani. In caso di sconfitta elettorale qualcuno presenterà il conto. Perché se fino a poche settimane fa la vittoria di Giancarlo Cancelleri sembrava altamente probabile, adesso, da quando il centrodestra si è compattato sulla candidatura di Nello Musumeci, l’esito della competizione è tutt’altro che scontato. Anzi, secondo i sondaggi il concorrente pentastellato si piazzerebbe solo al secondo posto. Se i rilevamenti fossero confermati dalle urne, per il Movimento 5 Stelle sarebbe una sciagura. Grillo e Casaleggio hanno puntato parecchie chip sul successo siciliano, una sconfitta equivarrebbe a un brusco ridimensionamento delle ambizioni nazionali del partito e del suo leader, più volte inviato sull’isola per tirare la volata a Cancelleri. «Guarda caso, adesso dicono che i sondaggi non valgono nulla e che, in fin dei conti, quello siciliano sarà solo un voto locale», dice un ortodosso. «Eppure tutti ricordano i selfie sott’acqua di Di Maio e Cancelleri con le dita alzate in segno di vittoria. In caso di sconfitta qualcuno dovrà assumersi le proprie responsabilità». Le tensioni dentro al Movimento sono tutt’altro che sopite e non basterà più lo scudo di Genova e Milano per mettere al riparo dagli attacchi il nuovo capo politico del Movimento.
Gli ortodossi, per ora, si limitano a mugugnare a mezza bocca - consapevoli che dopo l’incoronazione di Rimini ogni dissenso verrà stroncato sul nascere - ma studiano il modo per riprendersi il partito. La leadership di Di Maio ha un punto debole: la scarsa partecipazione alle primarie on line in cui ha gareggiato senza rivali. «Hanno votato 37mila attivisti e lui è stato scelto da 31mila persone, ma se non sbaglio i nostri iscritti sono più di 140mila», spiega sottovoce un parlamentare. «Ecco, che fine hanno fatto gli altri 100mila militanti che hanno disertato le urne? Stiamo perdendo la nostra base». Il sogno proibito dei dissidenti è riuscire a rimobilitare un esercito in rotta per contenere lo strapotere del giovane capo di Pomigliano D’Arco e aggirare i diktat di Casaleggio. La congiura sta per cominciare.