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«La crisi economica e sociale determinata dal diffondersi del virus Covid-19 ha imposto un repentino cambiamento di scenario per gli anni a venire. Le professioni italiane, in modo unitario, intendono proporre la loro visione del futuro per il rilancio del Paese. I professionisti ordinistici sono attualmente più di 2,3 milioni e rappresentano una parte rilevante del mercato del lavoro italiano, contribuendo alla formazione del 14% del prodotto interno lordo». È quanto si legge nel documento "Stati Generali dell'Economia - Progettiamo il rilancio", le proposte che il Comitato unitario delle professioni (Cup) e la Rete delle professioni tecniche (Rpt) presentano oggi pomeriggio agli Stati Generali dell'Economia, con 10 obiettivi da perseguire sin da subito. Secondo Cup ed Rpt quello delle professioni «è un sistema composto da una molteplicità di competenze al servizio delle comunità territoriali e del Paese tutto, in prima linea nei casi di emergenza, come dimostrato proprio dagli eventi degli ultimi mesi e dal tributo, particolarmente elevato, pagato soprattutto dalle professioni sanitarie e da chi opera nei servizi sociali e socio-assistenziali. Le misure di sostegno all’economia e di contrasto alla crisi, varate dal governo negli ultimi mesi, pur apprezzate, hanno attribuito a chi opera nella libera professione un’attenzione pressoché marginale o comunque insufficiente. In particolare, i professionisti ordinistici sono stati spesso esclusi da provvedimenti di supporto garantiti ad altre categorie di lavoratori, anche autonomi», spiegano. «Con questo Manifesto, intendiamo proporre la nostra visione per un’Italia più inclusiva, moderna, capace di incentivare l’innovazione e lo sviluppo sostenibile. Abbiamo un’idea di sviluppo e vogliamo che essa venga ascoltata. Siamo coscienti che i mesi e gli anni che verranno risentiranno dello shock economico innescato dall’emergenza Covid-19. Eppure, siamo altrettanto certi, al di là di ogni retorica, che questa sia l’occasione per impostare un percorso di crescita che garantisca la modernizzazione del Paese», spiegano i professionisti. «Servono, per questo, norme più semplici, una fiscalità meno opprimente e meno complessa, investimenti sociali e 3 infrastrutturali più consistenti e meglio programmati, pochi, semplici e razionali incentivi al lavoro, misure prontamente utilizzabili a sostegno di chi rischia di essere espulso dal mercato del lavoro o si trova già in una condizione marginale», sottolineano ancora i professionisti. Secondo Cup e Rpt «modernizzare il Paese significa offrire ai cittadini servizi pubblici di qualità, servizi socio-assistenziali di elevato livello con standard uniformi su tutto il territorio nazionale, una Pubblica Amministrazione con reali capacità di programmazione e di indirizzo delle politiche di investimento ed eguaglianza delle opportunità. Vogliamo che la prospettiva di rilancio passi attraverso il miglioramento e la valorizzazione delle competenze professionali, la ripartenza degli investimenti pubblici e privati in infrastrutture materiali e immateriali, la rigenerazione e la valorizzazione degli ambienti urbani e di quelli naturali secondo la logica dello sviluppo sostenibile, un sistema di regolamentazione delle attività produttive notevolmente semplificata». «Anche per questo, riteniamo indispensabile -spiegano ancora Cup e Rpt- favorire l’uso della normazione volontaria rispetto a quella prescrittiva, con l’obiettivo di semplificare e accelerare la realizzazione di interventi, in tutti i campi. Fermo restando le specificità e differenze delle professioni liberali, vogliamo che venga sempre rispettato il principio di equiparazione dei liberi professionisti alle pmi, come sancito dalla normativa europea recepita da quella nazionale. Pertanto, l’accesso alle misure di sostegno all’economia -continuano Cup e Rpt- deve essere garantito ai liberi professionisti così come attualmente è sempre riconosciuto alle piccole e medie imprese, eliminando fattori ostativi e adattando le misure di incentivo e sostegno alla peculiarità dell’organizzazione del lavoro professionale e del settore di riferimento». «Chiediamo, in ultimo, la semplificazione radicale e sostanziale delle procedure e, in particolare, dei passaggi autorizzativi di competenza delle Pubbliche Amministrazioni che attengono alla produzione di un atto amministrativo. Anche a questo proposito, vogliamo che si individuino e rispettino regole che finalmente premino, nella scelta delle persone, competenza e merito», spiegano ancora i rappresentanti dei professionisti. «Saremo protagonisti della ripresa -spiegano ancora Cup e Rpt- perché costituiamo una rete distribuita in modo capillare sul territorio, incardinata nel sociale e nel tessuto produttivo. Operiamo nei servizi sanitari, sociali e socio-assistenziali; garantiamo servizi al tessuto di impresa; progettiamo e gestiamo infrastrutture essenziali; concepiamo servizi di tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale; realizziamo opere per la prevenzione del rischio nelle sue diverse forme», sottolineano riferendosi alle professioni. «Anche a seguito della profonda riforma del nostro sistema, avvenuta dopo l’emanazione delle norme approvate negli anni 2011 e 2012, abbiamo assorbito - spiegano ancora Cup e Rpt - impegni, obblighi e responsabilità che non hanno eguali in Europa, mantenendo le competenze e capacità ampiamente riconosciute, frutto di percorsi di studio complessi e di ampio respiro culturale, sanciti dall’esame di Stato. Offriamo la nostra professionalità e la nostra organizzazione al servizio del Paese, in una logica di sussidiarietà che può dare supporto decisivo anche alla Pubblica Amministrazione. Siamo forza viva per il Paese ed una risorsa che contribuisce alla sua crescita. Crediamo pertanto che le Istituzioni lavorino, insieme alle forze sociali, economiche e professionali, a un Progetto per l’Italia, che faccia realmente di questa crisi un’opportunità di forte cambiamento e miglioramento del sistema Paese», concludono i professionisti.