Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, interviene con parole forti sullo scontro tra politica e magistratura, proponendo una riforma strutturale che modernizzi il sistema istituzionale italiano. In un’intervista al Corriere della Sera, il ministro esprime il desiderio di un grande patto tra i poteri dello Stato – esecutivo, legislativo e giudiziario – per mettere fine a una sorta di "Guerra dei Trent’anni" che, a suo avviso, paralizza il Paese.

«Il mio sogno sarebbe un grande patto istituzionale tra poteri per far cessare la Guerra dei Trent’anni, modernizzare le strutture dello Stato e rendere l’azione del governo più rapida, efficiente», afferma Crosetto, sottolineando come ciò sia necessario per contrastare le autocrazie che agiscono senza i vincoli che frenano le democrazie occidentali. Il suo timore è che l’Italia, se non cambierà prospettiva, rischi di restare indietro rispetto ai Paesi emergenti. «Mi preoccupa molto, specie per i nostri figli», aggiunge, denunciando una continua lotta tra poteri che non solo paralizza l'Italia, ma rallenta anche l'Unione Europea.

Secondo Crosetto, uno dei nodi da affrontare è proprio il rapporto tra politica e magistratura, che dovrebbe essere profondamente riformato. «Dovrebbe cambiare radicalmente. Anche ristabilendo guarentigie come l’immunità parlamentare o accogliendo, senza troppi drammi ideologici, l’istituzione di una commissione di inchiesta sul lavoro dei magistrati. Non vedrei scandalo a tornare alla responsabilità civile. I giudici sono gli unici che, se sbagliano, non pagano dazio», afferma il ministro.

«Alcune correnti della magistratura tengono sotto scacco il potere legislativo»

Crosetto non nasconde il suo punto di vista critico nei confronti della magistratura e delle dinamiche che, a suo parere, caratterizzano il suo rapporto con la politica. «Non sono particolarmente colpito da ciò che accade. Lo riscontro da trent’anni», afferma il ministro, spiegando come alcune frange della magistratura considerino il potere legislativo ed esecutivo soggetti a una sorta di controllo morale auto-attribuito.

Riguardo al caso Almasri, Crosetto lo definisce «un piccolo pezzo del puzzle, pur clamoroso», e mette in discussione il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale. «Non esiste automatismo nell'iscrivere sul registro degli indagati un premier, ministri, un sottosegretario! Esiste sempre la possibilità del magistrato di valutare i fatti come deve. Tanto varrebbe eliminare la norma dell'obbligatorietà dell'azione penale: ognuno di loro la usa come gli pare».

Il vero problema, secondo il ministro, è il potere che i magistrati detengono nella costruzione della reputazione pubblica: «Questo è il punto, il vero 'potere' che io temo, da parte dei magistrati: la capacità di distruggere la reputazione di una persona. Migliaia di cittadini sono sottoposti alla gogna di indagini, magari anche di condanne che poi, dopo anni, finiscono in assoluzioni».

Un fenomeno che colpisce politici di ogni schieramento: «Non parlo di Berlusconi, ma di esponenti di tutti i governi, da Renzi a Mastella, da Calogero Mannino alla Boschi fino all'ex deputato del Pd Stefano Esposito. Chi paga per loro? Perché il magistrato che ha fatto svolgere 500 intercettazioni incostituzionali all'onorevole Esposito può alzarsi e sventolare la Costituzione all'inaugurazione dell'anno giudiziario e il giorno dopo ricominciare a violarla?».

Il problema della responsabilità e la riforma della giustizia

Per il ministro della Difesa, la questione centrale rimane la responsabilità della magistratura: «Qui c'è un problema di responsabilità, non solo nei confronti di terzi, ma verso sé stessi e verso il ruolo fondamentale che dovrebbero svolgere in democrazia: la terzietà del giudice».

Crosetto si dice favorevole al ripristino dell’immunità parlamentare, sottolineando come questa fosse una delle garanzie fondamentali nell’equilibrio tra poteri. «Lo dico io che non sono parlamentare e non ne usufruirei, ma se la nostra Costituzione è considerata “la più bella del mondo”, perché quella è l’unica parte che è stata cassata? Era uno dei capisaldi dell’equilibrio tra poteri. In tutte le nazioni chi esercita funzioni così delicate gode, finché dura il mandato, di una protezione».

Sul fronte delle riforme, il governo sta lavorando alla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Tuttavia, Crosetto avverte che questa trasformazione potrebbe creare "caste" ancora più chiuse e potenti, come osservato anche dall’ex presidente del Senato, Marcello Pera.

Infine, il ministro pone un interrogativo cruciale sulle dinamiche decisionali dello Stato: «Può un governo avere il potere di decidere in fretta, stando al passo con i tempi, sempre più rapidi, delle scelte? Lo fa Trump, ma anche autocrazie che oggi si muovono con disinvoltura e ci scavalcano. Possono decidere in un giorno, noi in tre anni».

Crosetto esclude di volere pieni poteri per l’esecutivo, ma auspica un riequilibrio complessivo del sistema: «Vorrei che ogni potere avesse i suoi compiti e limiti. Non solo un esecutivo rapido, e pronto a decidere, ma un Parlamento non ridotto, come è da troppi anni, a fare il passacarte di decreti legge, bensì un organo davvero legislativo e di controllo. La democrazia è fatta di decisioni, controlli, sanzioni, se serve. Non immobilismo», conclude.