PHOTO
Ha mantenuto la linea del silenzio, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, nell’informativa urgente alla Camera sul caso Cospito-Delmastro-Donzelli. Silenzio nel senso che si è mantenuto nei ranghi, leggendo il testo in difesa del deputato di Fratelli d’Italia e del sottosegretario alla Giustizia e non esponendosi, come invece fatto in passato, su altre questioni come l’abuso nelle intercettazioni, la separazione delle carriere, l’abuso d’ufficio.
Ha mantenuto, insomma, la linea concordata con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel faccia a faccia di fine gennaio a palazzo Chigi. Durante il quale i due hanno sì messo nero su bianco il cammino della riforma della Giustizia, ma nel quale la leader di Fratelli d’Italia ha messo anche in chiaro che d’ora in avanti si procede per fatti, e non a parole. Quell’incontro si era reso necessario per le continue uscite del Guardasigilli sull’abuso delle intercettazioni da parte di una fetta di magistratura, tanto da esplicitare la necessità di una riforma che punti a limitarne l’utilizzo per certo reati. La questione suscitò il clamore dell’opposizione ma al tempo stesso diversi malumori nella stessa maggioranza, sia nel merito che nelle tempistiche, visto che certe uscite sono arrivate a pochi giorni dalla cattura di Matteo Messina Denaro proprio grazie alle intercettazioni.
E pazienza se Nordio, in quei giorni, si prodigò per far passare il messaggio che le intercettazioni per i reati di mafia, terrorismo e quelli ad essi collegate, come è ovvio che sia, non sarebbero state toccate. La “frittata” comunicativa ormai era stata fatta, e Meloni si sentì in dovere di mettere qualche puntino sulle i. Se non che, meno di una settimana dopo, ad andare fuori giri è stato Donzelli, citando in Aula parola per parola alcuni colloqui tra Cospito e due mafiosi detenuti al 41bis. Colloqui che gli aveva riferito, riportato, fatto leggere (forse non lo sapremo mai…) Delmastro Delle Vedove, facendo infuriare il Pd con tanto di esposto in Procura per rivelazione di segreto d’ufficio.
Nordio ha preso ancora una volta le difese dei due protagonisti della vicenda, dopo averlo già fatto pochi giorni dopo il fattaccio, ma quel che più conta è che a quello si è limitato. Eppure, nelle prossime settimane via Arenula dovrà muoversi e lo farà in primis sulla separazione delle carriere, visti i disegni di legge già depositati in Parlamento dal terzo polo, da Forza Italia e dalla Lega. E poi nel «dare ai cittadini una giustizia giusta e veloce», come recitava il comunicato di palazzo Chigi al termine del faccia a faccia, in quanto «priorità assoluta di questo governo» e impegno da mantenere «nel più breve tempo possibile». Testa bassa e lavorare, dunque, nonostante qualche «spiacevole incidente», come un esponente di maggioranza ha apostrofato il caso Donzelli. Che Nordio, almeno per ora, ha tolto dalla bagarre. Senza aggiungere altro.