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Letta
Il diverbio a palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha lasciato strascichi pesanti sul futuro dell’alleanza tra Pd e M5S nel cosiddetto “campo largo progressista”, tanto che tra i dem sono ora sempre più frequenti le voci di chi auspica un’emancipazione del Nazareno dai pentastellati. Come la senatrice Valeria Fedeli, secondo la quale «ormai una larga maggioranza dei parlamentari dem si sta rendendo conto di un modo di fare dei Cinque Stelle che non solo non fa piacere ma dimostra anche la mancanza di rispetto e di condivisione che serve tra alleati prima di condurre una battaglia come quella che hanno fatto sull’aumento delle spese militari».
Per il Pd c'è il rischio che il Movimento torni al passato
Il ragionamento prevalente tra i corridoi del Nazareno è che la “maturazione” M5S iniziata alla fine del governo gialloverde e dimostrata ad esempio in sede di politiche europee, si sia ora arrestata. Con il rischio, anzi, di tornare al passato e a un Movimento di protesta “á la Di Battista”. «Hanno fatto confusione per giorni fino a tirare in mezzo un ministro serio e trasparente come Guerini - insiste Fedeli - e questo dimostra che forse sono loro stessi a voler rompere l’alleanza».
Ma anche tra i pentastellati il clima non è dei migliori, dopo la fiducia al dl Ucraina non votata dal presidente della commissione Esteri del Senato, l’M5S Vito Petrocelli. «È stato l’unico a votare contro e valuteremo le conseguenze», ha detto ieri Federico D’Incà, ministro per i Rapporti con il Parlamento.
Riccardo Ricciardi risponde per le rime agli attacchi della pagina fb di Base Riformista
E c’è anche chi, come il vicepresidente M5S, Riccardo Ricciardi, risponde per le rime agli attacchi della pagina fb di Base Riformista, corrente del Pd vicina agli ex renziani, che negli scorsi giorni aveva definito «bugie da cialtroni» le argomentazioni dei pentastellati sul tema delle spese militari. «Per giorni e giorni hanno attaccato Conte, dicendo che vuole portarci fuori dalla Nato e dagli impegni internazionali solo perché ha sostenuto che non si possono spendere 10/ 15 miliardi in 2 anni del nostro bilancio nazionale sulle spese militari - scrive in una nota Ricciardi - Gli consigliamo di prendere ripetizioni da Romano Prodi, che si è detto molto preoccupato e ha sottolineato che “fare prima aumenti di spesa militare e poi vedere chissà quando una politica europea comune sulla Difesa è pericoloso”».
La risposta del segretario dem, Enrico Letta, a Michele Santoro
Da Base riformista non filtra alcuna risposta, se non un irritato «non vorrei parlarne perché da giorni sto cercando di contenermi» di un big, che sa molto di fioretto quaresimale. Ma l’impressione è che ormai anche ai piani alti del Nazareno il livello sopportazione sia arrivato al culmine. Lo si può intuire dalla risposta del segretario dem, Enrico Letta, a Michele Santoro, che sulla stessa linea di Giuseppe Conte aveva accusato un imprecisato «mainstream» di voler silenziare le voci in dissenso con la linea governativa sulla questione guerra in Ucraina e armi a Kiev.
«L’idea che ci sia qui da noi un tentativo di oscurantismo nei media, per di più avallato o alimentato dal Pd, è falsa e inaccettabile - scrive Letta a Santoro, perché capisca anche Conte Perché un conto sono le posizioni sull’invasione della Russia, sulle quali continueremo a confrontarci, un conto il presunto soffocamento delle voci “libere”: che in verità sono squillantissime su tutti i nostri media».
Di certo, il M5S tiene particolarmente a evidenziare i propri valori, come dimostra l’entusiasmo per i due milioni e settecentomila euro “restituiti” ai cittadini tramite la decurtazione degli stipendi dei parlamentari. «È una delle tante ragioni che mi rendono orgoglioso di essere il leader del Movimento 5 Stelle - ha detto Conte - È un gesto forse piccolo, che però nasconde un’idea grande della Politica: impegno, servizio, bene comune».
Piccoli segnali di disgelo arrivano dagli incontri tematici organizzati dal Pd
Intanto, piccoli segnali di disgelo arrivano dagli incontri tematici organizzati dal Pd, le cosiddette agorà, tra le quali oggi quella sullo Ius scholae, tema, questo sì, sul quale Pd e M5S possono ritrovare una convergenza. All’evento di Bologna, infatti, oltre al sindaco dem Matteo Lepore al responsabile Pd cittadinanza e immigrazione Matteo Mauri, parteciperà anche il pentastellato Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari costituzionali dove è in discussione la proposta di riforma legislativa che prevede il diritto alla cittadinanza italiana per i minori nati o giunti in Italia entro il 12esimo anno di età e che qui abbiano compiuto un ciclo scolastico.
Ma non sarà un dibattito su una questione specifica a riportare il sereno. Almeno per ora.