“Certi amori non finiscono”, recita il poeta, non a caso omaggiato dalla ribalta canora nazionalpopolare. E il celebre verso sembra godere di una seconda giovinezza anche in politica, se ci si sofferma ad esaminare la postura filotrumpiana assunta negli ultimi giorni dal leader pentastellato Giuseppe Conte. Una parabola, la sua, fatta di alti vertiginosi e di bassi estremi, come quelli in cui si sta attualmente districando, dopo le deludenti perfomance elettorali di questa fase di legislatura.

Ma nelle vicende alterne contiane, c’è un momento che il diretto interessato ha fissato a caratteri cubitali nel cuore e nella mente, e che certamente rappresenta un feticcio a cui stringersi nell’ora più buia. Correva la fine di agosto del 2019, il leader leghista e ministro dell’Interno Matteo Salvini aveva appena fatto saltare il banco tra un ballo e un Mojito allo stabilimento Papeete e sul premier gialloverde pendeva la spada di Damocle delle elezioni anticipate. Ma un Tweet d’Oltreoceano fu decisivo nello spianare la strada alla permanenza a Palazzo Chigi dell’Avvocato del popolo, sostenuto però da una maggioranza di segno decisamente diverso.

The highly respected Prime Minister of the Italian Republic, Giuseppi Conte”, scriveva l’inquilino della Casa Bianca Donald Trump, “a very talented man who will hopefully remain Prime Minister!”. Una dichiarazione d’amorosi sensi che il fluttuare della situazione internazionale, la pandemia, le guerre, sembravano aver reso obsoleta, ma che evidentemente ha lasciato nel cuore del destinatario un solco incancellabile. E così, alla prima occasione utile, a Giuseppi non è sembrato vero poter convocare i giornalisti per comunicare, affermando che sull’Ucraina “Trump ha ragione”, che Giuseppi is back.