Nemmeno il tempo di digerire la frattura sulla Rai, con il Pd di Elly Schlein e i centristi di Azione e Iv che hanno disertato il voto parlamentare per l’elezione del nuovo Cda a differenza di M5S e Avs che invece hanno partecipato dividendosi le cariche con i partiti di governo, che al dibattito interno al campo largo si aggiunge un nuovo capitolo.

Questa volta a farla da protagonista è la Liguria, prima regione al voto del trittico autunnale (con Umbria ed Emilia- Romagna) e sulla quale dopo un lungo peregrinare il centrosinistra aveva trovato l’intesa sul nome dell’ex ministro della Giustizia dem Andrea Orlando, sostenuto da Pd, M5S, Avs, Azione e Iv.

Ma proprio quest’ultima ieri si è sfilata dall’accordo, rimproverando al M5S alcuni diktat sulla scelte delle candidature nelle liste e mettendo in evidenza i problemi nati nelle ultime ore anche a livello nazionale tra dem e grillini. Problemi nascosti solo in parte dalla photo opportunity davanti alla Cassazione per la consegna delle firme raccolte contro l’Autonomia differenziata, con Schlein e Conte tuttavia ben distanti l’uno dall’altra.

«In queste settimane abbiamo offerto la massima disponibilità e lavorato con generosità per costruire anche in Liguria un centrosinistra credibile e riformista - ha scritto la coordinatrice nazionale di Iv Lella Paita Ci siamo resi disponibili a superare i veti del passato e persino, su richiesta degli alleati, abbiamo deciso di non presentare il simbolo di Italia Viva, confluendo in una lista con gli amici di Più Europa e Socialisti».

Un accordo arrivato dopo una lunga discussione con lo stesso Orlando a fare da pontiere tra renziani e grillini e dopo un dibattito piuttosto acceso tra gli stessi renziani in seguito alla richiesta del resto della coalizione di abbandonare il sostegno al sindaco di Genova Marco Bucci. Il quale nel frattempo è sceso in campo per la guida della Regione contro lo stesso Orlando, mandando ancora più in confusione la galassia riformista.

«Nelle ultime ore, su pressione dei Cinque Stelle, ci è stato chiesto di eliminare l’apparentamento o cancellare dalla lista i nomi di alcuni nostri rappresentanti, e per noi non è politicamente serio ha aggiunto Paita - Noi siamo favorevoli alla costruzione di una coalizione di centrosinistra anche facendo un generoso sforzo di mediazione ma per noi, a differenza di altri, come abbiamo visto anche in queste ore a livello nazionale, prima delle poltrone viene la dignità: possiamo rinunciare alle poltrone ma non rinunceremo mai alla dignità e alla libertà». Da qui la decisione di rinunciare alla corsa «lasciando ai propri elettori e militanti la piena libertà di voto avendo a cuore sempre e solo il futuro della Liguria».

Visto il sostegno convinto dato a Bucci fin qui nella guida dei Genova è presumibile dunque che molti elettori renziani ora confluiranno sul primo cittadino, e in un’elezione che si preannuncia serrata questo potrebbe far pendere l’ago della bilancia verso il centrodestra.

Dal canto suo il Pd prova a gettare acqua sul fuoco, consapevole tuttavia che una sconfitta in Liguria potrebbe dar vita a un vero e proprio maremoto politico nel centrosinistra. «Sono fiduciosa che non ci saranno ragioni per non continuare in questa direzione, su cui da mesi lavoriamo, per dare un futuro diverso alla Liguria - ha detto la capogruppo dem alla Camera, Chiara Braga, rispondendo a una domanda sul rischi per il campo largo - Si può e si deve fare bene, ma si deve fare allontanandosi da consorterie e modalità di gestione del potere su cui sicuramente tutte le forze alternative alla destra si possono ritrovare».

Ma il calendario delle Regionali parla chiaro: la Liguria andrà al voto per prima tra meno di un mese, e una débâcle di Pd e M5S potrebbe azzoppare sul nascere il (fu) campo largo.