Da una parte le Regionali d’autunno, con la ricerca di un posizionamento non facile da trovare, stretto tra l’esigenza dell’alleanza con il Pd e la necessità di non lasciar andare troppi voti “a sinistra” verso Avs. Dall’altra, i problemi interni relativi alle intenzioni di Beppe Grillo, uscito ieri definitivamente allo scoperto giurando guerra al nuovo leader.

Quelle che attendono il presidente M5S Giuseppe Conte non saranno settimane facile, con alcune questioni già sul tavolo, dal ruolo pentastellato nelle dinamiche in Vigilanza Rai a quello sull’elezione del giudice mancante della Consulta, e altre che arriveranno presto, su tutte il voto in Liguria prima e in Emilia- Romagna e Umbria poi.

E così l’ex presidente del Consiglio sta cercando di mettere ordine, a partire dall’okay alla candidatura di Michele De Pascale alla guida della regione rossa per eccellenza. «Le parole di stima di Conte fanno piacere perché non sono parole di persone che non ti conoscono, ma di persone con cui hai collaborato - ha detto ieri De Pascale dopo l’incontro tra i due a Roma, avvenuto qualche giorno fa - Se Giuseppe Conte ha stima nei miei confronti è perché durante la pandemia abbiamo lavorato molto insieme». Il candidato del centrosinistra era alla fiera di Bologna per un “duello” a distanza con l’avversaria Elena Ugolini, sostenuta dal centrodestra. «Allo stesso modo - prosegue - se ho un buon rapporto con Carlo Calenda è perché conosce bene il lavoro che abbiamo fatto sulle politiche industriali nel mio territorio: anche qualche ministro del centrodestra non mi sembra abbia espresso giudizi così sprezzanti o negativi nei miei confronti».

Si sposta da sinistra al centro, De Pascale, perché sa come sono andate le cose in Liguria, e vuole evitare un altro patatrac nella coalizione. «L’unica convinzione molto forte che ho a questo mondo è che il campo largo tiene», ha detto sottolineando che «non manca molto» all’accordo sulla coalizione e che «mancano ancora una decina di giorni alla chiusura delle liste».

Ci sono buone probabilità che l’accordo venga chiuso con il simbolo del M5S a fianco di quello del Pd e con una buona dose di candidati renziani nelle fila delle liste civiche, con un dubbio ancora relativo al simbolo di Iv. Che Renzi ha sempre dichiarato di volere nella scheda elettorale, ma sul quale ora ci sono tentennamenti.

Chi non tentenna è lo stesso De Pascale, che ieri ha respinto al mittente, cioè a Ugolini, l’accusa di essersi allontanato dal territorio colpito dall’alluvione proprio per incontrare Conte a Roma. «Io, in questo anno e mezzo, ho girato tutte le zone alluvionate, in ogni luogo dell’alluvione mi conoscono - ha detto l’esponente dem - Accusarmi di non essere impegnato sui temi dell’alluvione è abbastanza ridicolo». Accuse che peraltro, rimarca De Pascale, «arrivano da un governo che ha nominato una struttura commissariale che ha la base a Roma e da una candidata che, probabilmente, sull’alluvione gli hanno dovuto spiegare che cosa era successo poco prima di candidarsi».

Ma se il dialogo tra Conte e De Pascale è dunque incardinato sui binari giusti, chi ormai non si parla proprio più è lo stesso Conte con chi il movimento che sta guidando lo ha fondato, e cioè Beppe Grillo. Il quale dopo aver duellato con l’attuale leader a suon di post e contropost ha preso atto del silenzio che ormai dura da qualche settimana da parte dell’ex presidente del Consiglio. E ha reagito di conseguenza. «È arrivato il tempo di dirci tutto - ha esordito ieri sul suo blog - Le nostre battaglie, i nostri sogni, quel futuro che ci aspetta». Con questo messaggio ha annunciato di voler rilanciare ogni settimana un progetto, «un pezzo di quel futuro che porta un nome: 2050», data inserita sul simbolo del Movimento nella foto che accompagna il post, per ricordare «di guardare avanti».

Grillo ricorda gli inizi del Movimento 5 Stelle, «quello che partiva come un meteorite pronto a spazzare via tutto, a ribaltare i tavoli e a dare una sveglia alla politica come si deve». Ma «poi, certo, strada facendo, siamo finiti in quel labirinto magico chiamato governo, dove, se ti distrai un attimo, ti perdi nei corridoi, inciampi sui tappeti rossi e sbatti la testa contro i candelabri dorati». E così, aggiunge, «le nostre belle battaglie - quelle per l’ambiente, per i cittadini, per un mondo senza privilegi e con più giustizia - sono state ingoiate dal mostro burocratico». 

Il garante definisce il suo blog «un’oasi dove le idee non si disperdono, dove progetti futuristici hanno continuato a galleggiare come astronavi in attesa di atterrare: l’ambiente, l’energia, l’intelligenza artificiale, la mobilità, l’economia circolare, la salute. Cose serie, concrete. Progetti che non erano solo parole». Progetti da riprendere ora, visto che qualcuno evidentemente le ha lasciate indietro. «E allora mi sono detto: perché non rilanciarle? - si chiede Grillo - Una per volta, ogni settimana: vi faremo riscoprire tutto quello che abbiamo già detto, ma che forse qualcuno non ha compreso abbastanza bene». Insomma, la volontà è tornare al M5S del “vaffa”, quello duro e puro che poco ha a che fare con il movimento odierno.

«Sono proposte reali, non favole, sono cose che, con un po’ di coraggio, possiamo fare davvero conclude - non è forse questo il coraggio che ci serve? Riprendere in mano il passato, farlo dialogare con il presente e spingerlo verso il futuro: ogni passo che faremo insieme, sarà un passo più vicino a un’Italia che forse non avete mai immaginato, ma che è già qui, che aspetta solo di essere costruita». La seconda scissione del M5S, dopo quella di Luigi Di Maio del 2022, sembra ormai alle porte.