È durato 56 minuti il discorso del premier Giuseppe Conte nell’Aula della Camera per chiedere la fiducia del Parlamento al governo. Seguirà il dibattito fino alle 15,30, alle 17 sono previste le repliche del premier e poi le dichiarazioni di voto e il voto di fiducia, atteso attorno alle 20,30. I deputati in missione, nella seduta mattutina, sono in tutto 77.
«Confidiamo ancora in una stagione riformista. Ancora oggi c’è una visione», dice Giuseppe Conte, intervenendo nell’Aula della Camera. Il premier parla di «solida vocazione europeista» e di «disegno riformatore ampio e coraggiosa». «Abbiamo operato sempre le scelte migliori? Abbiamo assunto le decisioni più giuste? Noi abbiamo agito con il massimo scrupolo e nella massima attenzione», spiega il premier Giuseppe Conte, parlando dell’operato del governo nella gestione dell’emergenza sanitaria. «Se posso parlare a nome del governo a testa alta non è per l’arroganza, ma è nella consapevolezza di chi ha impegnato tutte le energie» per offrire soluzioni, spiega il premier. «È stata politica la scelta di tutelare la salute», ha aggiunto, «solo tutelando quel bene primario si può preservare il tessuto economico del Paese». «Questo Paese merita un governo coeso, ora si volta pagina», dice il premier aggiungendo che «questa crisi non ha alcun fondamento». «Rischiamo di perdere il contatto con la realtà. Abbiamo compiuto ogni sforzo che questa crisi potesse esplodere. Nonostante alcune pretese e continui rilanci». «Questa crisi ha aperto una crisi profonda» nella maggioranza «ma profondo sgomento nel paese. Rischia di produrre danni notevoli, anche perché ha causato l’aumento dello spread e ha attirato l’attenzione dei leader internazionali». «Arrivati a questo punto non si può cancellare quanto accaduto e non si può pensare di recuperare quel clima di fiducia che è condizione imprescindibile per lavorare insieme. Adesso si volta pagina», chiarisce Conte. «Le nostre energie dovrebbero essere concentrate tutte, sempre, sulla crisi che attanaglia il Paese, mentre così appaiono dissipate in contrappunti polemici, spesso sterili, incomprensibili a chi tutti i giorni si confronta con la malattia e la crisi sociale», ha spiegato il presidente del Consiglio. «Lo scorso 13 gennaio - ha osservato - con la conferenza stampa di Iv in cui sono state confermate le dimissioni delle ministre si è aperta una crisi che oggi deve trovare qui in questa sede il proprio chiarimento». «Bisogna andare avanti a mettere in sicurezza il Paese, abbiamo inviato al Parlamento il nuovo testo del Recovery plan. Attendiamo le vostre preziose osservazioni, allo stesso modo incontreremo le parti sociali, che voglio ringraziare: state contribuendo a rafforzare il Paese - spiega. Quando riceveremo le osservazioni saremo in grado di stendere la versione definitiva e sottoporla al voto del Parlamento. Sarà un piano ampiamente condiviso e ne siamo fieri, ma che dovrà essere accompagnato da un provvedimento in grado di rinforzare i tempi e di monitorare l’esecuzione dei lavori». «Serve un concreto progetto di riforma fiscale» che «non è più rinviabile» per «ricostruire la fiducia dei cittadini e delle imprese», e «aa luglio sarà introdotto l’assegno unico mensile per famiglie con figli fino a 21 anni», annuncia il premier.  Serve «una convergenza» in Parlamento per andare avanti con le riforme. «Il governo si impegnerà a promuovere una riforma elettorale di impianto proporzionale quanto più possibile condivisa, trattandosi di una riforma di sistema». «Mi avvarrò della facoltà di assegnare un’autorità delegata di Intelligence sui Servizi, una persona di mia fiducia. Teniamo fuori il comparto di Intelligence dalle polemiche», dice il premier di fronte alle proteste dell’Aula. «Viste le nuove sfide e anche gli impegni internazionali, non intendo mantenere la delega all’Agricoltura se non lo stretto necessario», prosegue Conte che parla anche di rimpasto, con l'intenzione di «rafforzare la squadra». «Questa alleanza può già contare su una solida base di dialogo alimentata da M5s, Pd, Leu, che sta mostrando la saldezza del suo ancoraggio e l’ampiezza del suo respiro. Sarebbe un arricchimento di questa alleanza poter acquisire contributo politico di formazioni che si collocano nella più alta tradizione europeista: liberale, popolare, socialista».Quindi l'appello ai «volenterosi»: «Servono persone disponibili a mantenere elevata la dignità della politica, la più nobile delle arti se declinata all’interesse collettivo e al bene dei cittadini. Chi ha idee, progetti e volontà di farsi costruttore insieme a noi sappia che questo è il momento giusto», ha spiegato il premier. «Aiutateci a riermaginare la crisi in atto. Cari cittadini, la fiducia deve essere reciproca, deve essere un qualcosa che si alimenta in maniera biunivoca. Avete offerto una risposta di grande responsabilità, state dimostrando di riporre grande fiducia nelle istituzioni. Confido che con il voto di oggi anche le istituzioni sappiano ripagare questa fiducia il grave gesto di irresponsabilità» che ha causato la crisi, osserva Conte. «Chiedo un appoggio limpido e trasparente su una convinta adesione ad un progetto politico e sulla nitidezza della proposta. A tutti coloro che hanno a cuore il destino dell’Italia chiedo: Aiutateci, aiutateci a ripartire con la massima celerità», conclude il premier. I numeri per salvare l'esecutivo Intanto, a ridosso dell’avvio delle comunicazioni del presidente del Consiglio, la maggioranza orfana di Iv, è alle prese con gli ultimi conteggi febbrili. E i numeri, sulla carta, non fanno prevedere la maggioranza assoluta ma solo quella relativa in entrambi i rami del Parlamento, anche se a Montecitorio quota 316 non si toccherebbe - salvo sorprese - per 2 o al massimo 1 solo voto. In base agli ultimi calcoli, infatti, e salvo assenze al momento non previste, i sì alla fiducia dovrebbero attestarsi sui 314-315 voti. Molto dipenderà dai deputati di centro democratico e dai 13 deputati del Misto non iscritti ad alcuna componente. Certi i sì dei 12 di Leu, 190 M5s, 92 Pd a cui si aggiunge l’ex renziano tornato a ’casà De Vito, 4 Minoranze, 3 Maie, 3 Psi, 1 di Iv (Rostan ha annunciato il sì). Per un totale di 305. A questi dovrebbero aggiungersi tutti gli 11 deputati della componente di Tabacci, che farebbero salire i voti favorevoli a quota maggioranza assoluta, ovvero 316 sì. Altri numeri potrebbero arrivare dai deputati del Misto non iscritti a nessuna componente, in tutto 13. Ma il dato che preoccupa in queste ore è quello che riguarda il Senato, dove Conte interverrà domani per chiedere la fiducia. Sempre sulla carta, e stando alle dichiarazioni dei vari senatori, il governo incasserebbe tra i 151 e i 153 voti, e c’è chi si spinge fino a 155. Dunque, tra i 10-6 voti in meno della maggioranza assoluta fissata a quota 161. Ma il dato attenzionato in queste ore, alla viglia della prova dell’Aula a palazzo Madama, è quello dei voti contrari alla fiducia sommati alle astensioni dei renziani: il totale sarebbe superiore ai voti che incasserebbe il governo. Sempre sulla carta, e stando alle ultime dichiarazioni ufficiali dei vari senatori e gruppi, sommando i voti di 53 FI, 19 FdI, 63 Lega e circa un 6-7 no di deputati del Misto di Cambiamo e non iscritti ad alcuna componente, i voti contrari sarebbero 142-143, a cui si aggiungono le astensioni di Italia viva, in tutto dovrebbero essere 16, in quanto due esponenti del gruppo (Comincini ha annunciato che voterà la fiducia, Nencini si è detto ’costruttorè) dovrebbero disallinearsi dalla posizione di Matteo Renzi. Dunque, anche se va ricordato che con il nuovo regolamento del Senato il voto di astensione non equivale più a voto contrario, tuttavia i non voti a favore del governo supererebbero i voti a sostegno del Conte II: 157-159 (tra i no e le astensioni) contro 151-153 (voti favorevoli). Per questo, gli ultimi rumors accreditano in queste ore alcune ’assenze strategichè domani al Senato, per abbassare la distanza tra i voti favorevoli e i voti contrari e di astensione. Si guarda, viene spiegato, ai centristi dell’Udc, ma anche tra le file degli azzurri.