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«È vero, Enrico. L’Italia è stata tradita quando in Aula il Premier e il centrodestra, anziché cogliere l’occasione per approfondire l’agenda sociale presentata dal Movimento 5 Stelle, l’hanno respinta umiliando tutti gli italiani che attendono risposte». Lo ha scritto su Facebook il leader del M5s, Giuseppe Conte, rispondendo al post del segretario del Pd, Enrico Letta, contro chi ha fatto cadere il Governo di Mario Draghi. «Basta salari da fame e precarietà per i nostri giovani, buste paga più pesanti per i lavoratori, tutela delle 50mila piccole imprese dell’edilizia a rischio fallimento, lotta all’inquinamento vera e non trivelle e inceneritori», ha citato Conte a proposito delle richieste pentastellate. «L’agenda Draghi da voi invocata ha ben poco a che fare con i temi della giustizia sociale e della tutela ambientale, che sono stati respinti e umiliati sprezzantemente. Ma adesso non è più tempo di formule e giochi di palazzo. Ora ci sono le elezioni, non voteranno solo i noti commentatori di giornali e talk show che ci attaccano e i protagonisti dei salotti finanziari che ci detestano. Anche chi non conta e chi non ha voce potrà far pesare il proprio giudizio. Noi per loro ci saremo sempre», ha concluso l’ex premier. Poche ore prima era stato l'ex grillino Luigi Di Maio a piangere la caduta del governo Draghi e a puntare il dito con il capo politico del Movimento. «La maggior parte degli 11 milioni di elettori che votarono per il Movimento 5 stelle quasi cinque anni fa non sosterranno il "partito di Giuseppe Conte" alle prossime elezioni», ha dichiarato nel corso di una conversazione a Metropolis, sui canali del gruppo Gedi. «La maggior parte di quegli elettori non votano per il partito di Conte, e non parlo solo di parlamentari, ma anche di amministratori, militanti, tute le persone che sono venute da me dopo che Conte ha ricevuto l’endorsement dell’ambasciatore russo. E poi c’è un altro mondo: un imprenditore con una partita Iva che si trova in un momento di instabilità perché dovrebbe votare chi ha creato tanta instabilità?», si chiede Di Maio. Il ministro ha parlato anche della campagna elettorale che intende impostare per la nuova forza politica che intende aiutare a costruire, un’alleanza in grado di perseguire gli obiettivi inserita nell’agenda del governo di Mario Draghi. «Il punto di noi tutti è la credibilità», ha affermato Di Maio. Quando Giuseppe Conte e il leader della Lega Matteo Salvini - cui il ministro imputa le dimissioni dell’esecutivo - «si mettono a parlare di riforma delle pensioni, come pensano di farla da soli, se con Mario Draghi al governo non ci sono riusciti? I margini di bilancio, legati allo spread e all’approccio della Bce, dipendono anche da chi guida il Paese», ha aggiunto il ministro degli Esteri. «Il capolavoro di Conte è stato quello di costruire la fine di Draghi per dare il potere alla destra», ha aggiunto Di Maio, sottolineando la parola «destra». «Con le uscite da Forza Italia quello che resta è uno schieramento di sola destra», ha spiegato il ministro.