Mancava solo il gol, fumata nera, condizioni non mature. Sono tanti i modi di dire utilizzati per descrivere l’ennesimo tentativo, andato a vuoto, di eleggere i quattro giudici mancanti della Corte costituzionale da parte del Parlamento. Un Parlamento che si è riunito in seduta comune per la tredicesima volta ma che non è ancora riuscito a trovare la quadra, viste le 377 schede bianche, 15 nulle e 9 disperse.

Tuttavia da più parti, sia nella maggioranza che nell’opposizione, si giura che ormai ci siamo, che è una questione di giorni, che già domani o al massimo martedì sarà riconvocata l’Aula, e che stavolta si andrà fino in fondo. Già lunedì c’erano state delle avvisaglie sul fatto che potesse non essere ancora la volta buona, soprattutto per le difficoltà di Forza Italia di trovare un nome che andasse bene ad alleati e avversari da aggiungere a quelli di Francesco Saverio Marini, prescelto dal centrodestra, e di Massimo Luciani, nome messo sul tavolo dalle opposizioni e pronto a essere votato anche dai partiti al governo. Ma oltre al dibattito interno agli azzurri, con il viceministro Francesco Paolo Sisto e il capogruppo in commissione Giustizia al Senato, Pierantonio Zanettin, che sembrano destinati a rimanere ai loroposti, si ragiona anche sul quarto giudice, un nome “tecnico” condiviso dall’intero arco parlamentare.

«La valutazione va fatta con molto discernimento, a lungo l’opposizione non ha nemmeno votato, ora siamo nella fase finale: la prossima volta ci siamo - ha detto il capogruppo di FdI al Senato, Lucio Malan - Mancava poco, siamo “vicini al gol”. Se si voterà giovedì? O giovedì o martedì, io ovviamente spero giovedì. Venerdì non penso, mi sembra più verosimile il giorno prima». Ma proprio sulle date si rischia lo stallo, visto che la Consulta dovrebbe tornare a riunirsi lunedì per la decisione, già rinviata, sull’ammissibilità dei referendum, compreso quello sull’Autonomia.

Dopo la nomina parlamentare dei giudici costituzionali, ci sono infatti una serie di passaggi formali ed obbligati da effettuare prima della assunzione delle funzioni da parte dei neo- eletti e quindi prima della loro possibilità di partecipare alla Camera di consiglio di lunedì. «Se i parlamentari eleggessero i 4 giudici domani, i neo eletti potrebbero fare in tempo, giurando al Quirinale venerdì 17, anche se non porta bene», ha spiegato l’ex vice presidente della Corte costituzionale Giulio Prosperetti, secondo il quale la verifica di requisiti e non incompatibilità degli eletti che dovrà effettuare la Corte immediatamente dopo l’elezione infatti «è una formalità, molto rapida perché le persone sono conosciute» e che si espleta in tempi celeri «attraverso la nomina di un relatore che riferisce sui titoli dei neo eletti».

In ogni caso le polemiche non accennano a spegnersi, e la quadra sui nomi non è ancora stata trovata. «Da tempo vanno nominati i nuovi giudici della Corte Costituzionale, queste però sono interlocuzioni che ci sono ai vertici dei partiti tra la maggioranza e l’opposizione - il ragionamento di Riccardo Molinari, capogruppo della Lega a Montecitorio - Bisogna trovare una rosa di nomi che dia rappresentanza, tanto la maggioranza quanto l’opposizione, e soprattutto che tenga conto della qualità dei candidati che verranno scelti». Più duro il suo omologo forzista, Paolo Barelli. «Il tema è il quarto nome, che deve essere concordato con l’opposizione, che non è una forza sola - è la linea di Barelli - La maggioranza, al suo interno, l’intesa la trova».

Pronta la risposta della responsabile Giustizia del Pd, Deborah Serracchiani, secondo la quale «sulla mancata elezione noi non c’entriamo nulla e anzi sono felicemente impressionata dal fatto che su questo tema tutta l’opposizione sia unita». Tuttavia, sottolinea l’esponente dem, «non siamo lontani dal trovare un accordo» e «su quattro giudici non può non esserci una donna, mi sembra il minimo». Smentendo di fatto Barelli, visto che l’accordo sul nome di una donna era stato trovato, e corrispondeva a quello dell’avvocata generale dello Stato Gabriella Palmieri Sandulli. Nome tecnico, che ributta dunque la palla nel campo di Fi.