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Il Noe dei carabinieri è sempre più nell’occhio del ciclone. Ogni giorno emergono dettagli inquietanti sul modo di condurre le indagini da parte del reparto speciale dell’Arma che in questi anni si è occupato di tutto tranne che di perseguire i reati ambientali. Ed è proprio dalle pieghe dell’indagine Consip che l’altro ieri è arrivato il colpo di grazia alla credibilità del comando Tutela dell’Ambiente. La lettura dei messaggi, acquisiti dalla Procura di Roma, della chat whatsapp fra il capitano Giampaolo Scafarto ed i suoi uomini ha aperto uno scenario a dir poco allarmante. L’ufficiale, pur di arrestare il padre dell’ex premier, era pronto a tutto. Pur mettere le manette ai polsi di Tiziano Renzi si era spinto anche a falsificare le intercettazioni telefoniche. «Non so darmi una spiegazione di quanto accaduto», la scarna risposta al procuratore della Capitale Giuseppe Pignatone, al suo aggiunto Paolo Ielo e al pm Mario Palazzi dopo essere stato inchiodato alle sue responsabilità. Un depistaggio che mette ormai a dura prova l’immagine dell’Arma. Ma Scafarto, come sta emergendo in queste ore, non si è fermato ai falsi per arrestare Tiziano Renzi. Con il suo capo, il colonnello Alessandro Sessa, vicecomandante del Noe, mirava ad intercettare addirittura il comandante generale dell’Arma Tullio Del Sette e il capo di Stato maggiore Gaetano Maruccia. L’attività doveva essere effettuata ricorrendo all’utilizzo di microspie da piazzare nelle ovattate stanze di viale Romania. L’operazione, che pare non sia andata in porto, sarebbe dovuta servire per scoprire le “talpe” che avevano avvisato i vertici Consip dell’indagine a loro carico. L’ad di Consip Luigi Marroni, infatti, sentito come persona informata dei fatti davanti ai pm della Capitale, ha ribadito quanto aveva già riferito ai pm napoletani. E cioè di aver saputo dell’indagine proprio da Del Sette. Quando tra due settimane arriveranno i risultati della consulenza disposta sui telefoni sequestrati agli ufficiali del Noe c’è da aspettarsi altre sorprese.
Il Pd nel frattempo fa quadrato intorno a Renzi, che proprio ieri è tornato all’attacco chiedendo che su questa vicenda si faccia luce rapidamente: «Chi depista deve pagare, voglio sapere se qualcuno ha cercato di colpire il presidente del Consiglio». Lo stesso ministro de- gli Esteri Angelino Alfano ha espresso la sua «indignazione». A difesa dei vertici del Noe, per ironia della sorte, sono rimasti solo i vertici dell’Arma, cioè Del Sette e Maruccia. In altri casi - per molto meno - “a titolo di precauzionale” e per “salvaguardare il buon nome dell’Istituzione”, i responsabili sarebbero spostati ad altro incarico. Nell’attuale situazione, un trasferimento di Scafarto e Sessa per incompatibilità ambientale sarebbe visto come una “vendetta” da parte di Del Sette e Maruccia. Una situazione che non dovrebbe comunque poter andare avanti a lungo ma sulla quale il ministro della Difesa Roberta Pinotti fino ora si è tenuta a debita distanza. Del Sette, peraltro, doveva essere già in pensione dal dicembre scorso. Tutti ricordano, inoltre, lo scontro con il colonnello Sergio De Caprio, alias capitano Ultimo, trasferito contro la sua volontà dal Noe ai servizi segreti. Non è da escludere che il governo decida di intervenire prima che questi veleni finiscano di annientare l’Arma dei carabinieri.