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Il Lazio è la prima Regione in Italia in cui è stata depositata una proposta di legge per introdurre un congedo mestruale che permetta alle donne di assentarsi dalla scuola e dal lavoro e rimanere a casa nei giorni di picco del ciclo. A proporla la consigliera regionale Pd Eleonora Mattia, presidente del Comitato Regionale di Controllo Contabile del Lazio.
“Un provvedimento fondamentale per garantire l’equità per le donne visto che i disagi legati alla dismenorrea sono una condizione diffusa, spesso con un impatto negativo tale da interferire sulle attività quotidiane – dichiara Mattia -. Gli strumenti previsti dal provvedimento per favorire l’adozione del congedo mestruale per studentesse e lavoratrici vanno dalla promozione di intese tra la Regione Lazio e le scuole, istituzioni formative, università e imprese alla concessione di contributi per campagne informative con il supporto di ASL ed enti del terzo settore. Sono inoltre previsti dei meccanismi premianti per i privati: alle imprese che garantiscono alle proprie dipendenti il congedo mestruale viene assegnato un punteggio specifico sia nell’ambito di avvisi e bandi pubblici regionali che nelle procedure di selezione per l’affidamento e l’esecuzione di lavori, servizi e forniture”.
“Ogni azienda potrà adottarlo autonomamente nel proprio welfare su base volontaria e anche prevederne una differente applicazione. È il caso ad esempio dell’azienda di trasporti veneta Ormesani, che ha riconosciuto un giorno al mese di assenza retribuita per tutte le dipendenti che soffrono di ciclo mestruale doloroso senza bisogno di permessi né di certificato medico, sulla base di un rapporto di fiducia. Altre aziende potranno invece richiedere alle dipendenti di farsi certificare la dismenorrea dal proprio medico di base o dal ginecologo. L'importante per vedersi riconosciute le premialità previste dalla Regione è che il congedo riconosciuto dall'azienda sia retribuito al 100%. In alternativa l'azienda potrà anche prevedere modalità alternative di svolgimento della prestazione lavorativa che siano compatibili con la sintomatologia dolorosa (ad es. telelavoro o smartworking)”.
“Un insieme di misure che possono essere avviate con un finanziamento di 200mila euro annui fino al 2025 tramite il fondo specifico per le iniziative volte a contrastare gli effetti discriminatori nei confronti delle donne affette da patologie o disfunzioni legate al ciclo mestruale”.
“In Italia si parla da tempo di un congedo mestruale ma al momento non c’è ancora una legge a livello nazionale che lo riconosca. Eppure si tratta di una tematica molto sentita, che a Roma e nel Lazio, è stata promossa soprattutto dalla Rete degli Studenti medi. Come spesso accade la società anticipa la politica: dobbiamo saperne cogliere i segnali e procedere di pari passo. Il congedo mestruale è un istituto già applicato in Europa dalla Spagna, a livello statale, e da altri paesi esteri. Come per la legge sulla parità salariale, approvata nella scorsa legislatura, come Regione Lazio anche stavolta possiamo fare da apripista a livello nazionale sulle politiche per le pari opportunità e la tutela dei diritti delle donne. Il mio auspicio è che, proprio grazie alla capacità di cooperazione delle donne, questa proposta di legge diventi un progetto trasversale di tutte le forze politiche su cui poter convergere, così come già avvenuto con la legge 194 sull’aborto, approvata nel 1978 grazie al voto di diversi partiti politici”, conclude Mattia.