La presidente della Commissione parlamentare antimafia, Chiara Colosimo, risponde agli attacchi di Il Fatto Quotidiano che ha dedicato un'intera pagina a presunti legami familiari controversi. L'articolo del quotidiano riporta intercettazioni risalenti a molti anni fa tra lo zio della Colosimo e il clan Arena, mettendo in discussione la trasparenza e l’imparzialità della presidente. Tuttavia, Colosimo considera questa pubblicazione una "non notizia" e ribadisce la sua estraneità ai fatti.

Nella sua risposta, Colosimo sottolinea che suo zio, Paolo Colosimo, ha ricevuto una condanna per questioni risalenti a 15 anni fa. «Tutto è già stato ampiamente raccontato dalla stampa» afferma, evidenziando come questa vicenda sia stata riportata più volte in passato. Colosimo chiarisce di essersi distanziata dal parente ancor prima della condanna definitiva, non avendo mai condiviso i suoi percorsi e i suoi valori.

In un passaggio significativo, Colosimo respinge anche le insinuazioni sulla sua presunta vicinanza a Luigi Ciavardini, ex membro dell’organizzazione eversiva NAR. «Non ho mai partecipato né condiviso principi di simili movimenti» dichiara. La presidente specifica che ha conosciuto Ciavardini durante attività in carcere a Rebibbia, dove svolgeva ruoli per un’associazione attiva in diversi reparti. «Molti, anche a sinistra, l’hanno incontrato, ma questo non fa notizia» ironizza Colosimo, esprimendo così il suo disappunto sulla rappresentazione giornalistica.

Colosimo rimarca la sua dedizione alla legalità e alla trasparenza e promette di continuare a lottare contro la criminalità organizzata con fermezza. «Onestà, legalità e trasparenza guideranno sempre il mio impegno» afferma con convinzione, mentre rimprovera le insinuazioni come «fango ingiustificato».

E ancora: «Capisco che una donna libera che presiede questa importante istituzione senza interesse alcuno, senza fili di burattinai, che da subito ha dato voce ai figli del giudice Borsellino e messo in evidenza macroscopiche reticenze dia fastidio, capisco che andare a fondo senza dover difendere alcuno nel caso del dossieraggio spaventi altri, ma la cosa non mi tocca», prosegue Colosimo.

In chiusura, Colosimo lancia una sfida ai suoi detrattori e ai lettori, chiedendo retoricamente: «Chi ha paura della verità?». Domanda che risuona come una risposta alle polemiche e come un incoraggiamento a indagare per trasparenza e chiarezza.