Come ampiamente previsto l’aula della Camera ha respinto le quattro mozioni presentate ieri dai partiti di opposizione (M5s, Pd, Avs, Più Europa, Italia viva e Azione) sulla riforma della disciplina in materia di Cittadinanza. Ma il raggiungimento delle 500mila firme necessarie al proseguo dell’iter stanno facendo discutere e non poco maggioranza e opposizione, e anche nelle stesse coalizioni.

Perché se è vero che in estate Forza Italia si era intestata la battaglia sullo Ius scholae facendo imbufalire la Lega, il quesito che punta a dimezzare i tempi (da 10 a 5 anni) per ottenere la cittadinanza non è stato firmato dal leader M5S Giuseppe Conte, evidenziando una netta spaccatura anche nel centrosinistra.

In mezzo c’è chi quel referendum l’ha voluto e l’ha proposto, cioè il segretario di Più Europa Riccardo Magi, che ieri assieme ai rappresentanti delle associazioni che hanno contribuito alla campagna ha fatto il punto sul risultato raggiunto. «È una giornata di gioia, di soddisfazione per il successo straordinario che la raccolta firme ha avuto negli ultimi giorni - ha esultato Magi - Questa è una campagna anomala: la genesi è avvenuta nei primi giorni di agosto, ed è partita dal confronto con alcune delle persone che sono qui, dall’elaborazione di un quesito, dalla divisione e condivisione con le organizzazioni che fin da subito, italiani senza cittadinanza, nuovi italiani, che hanno avuto un protagonismo straordinario in questa campagna, ed era uno degli obiettivi».

Specificando poi che «la legge sulla cittadinanza definisce l’identità di un paese, ed esprime la percezione che il Paese ha di sé stesso e anche la proiezione nel futuro che vuole avere, per noi questo tema è centrale assieme alla vita delle migliaia di persone». E rivolgendosi infine «a tutti gli italiani perché, a differenza di quanto ha fatto poche ore fa, da New York, la presidente del Consiglio, di questa riforma c’è bisogno perché non è possibile usare toni ideologici, aggressivi e violenti come sentiamo da questa destra, e non solo».

Il riferimento è a quanto detto dall’inquilina di palazzo Chigi dalla Grande Mela, dove Meloni si trovava per l’Assemblea generale dell’Onu «Ritengo che 10 anni siano un tempo congruo per la cittadinanza e che l’Italia abbia una ottima legge» al riguardo, aveva commentato la leader di FdI. E intanto Forza Italia si prepara alla riunione dei propri gruppi parlamentari prevista per oggi, dalla quale uscirà una proposta di legge da sottoporre agli alleati prima e al Parlamento poi.

Una proposta che terrà insieme la necessità di allargare le maglie della cittadinanza in seguito al completamento del ciclo scolastico e di restringere almeno in parte quelle relative allo Ius sanguinis. «Il tema è assolutamente sentito perché è una cosa giusta - ha detto il segretario azzurro Antonio Tajani rispondendo a una domanda sul referendum di Più Europa - non condivido i contenuti perché cinque anni è una proposta che non va bene, cinque anni significa la fine delle elementari, non si è cittadini italiani dopo cinque anni di studi. Dopo dieci anni, sì». D’accordo la Cei, che ha parlato di «orientamento favorevole».

Chi accusa di immobilismo gli azzurri è invece il Pd, per bocca della capogruppo alla Camera, Chiara Braga. «Alla prova dei fatti Forza Italia non ha avuto determinazione e coraggio per sostenere le ragioni di una legge per la cittadinanza - ha detto dopo il voto contrario dell’Aula - nessuna mozione e nessun voto a sostegno di quella presentata dalle opposizioni».

In sede di dibattito per i dem aveva preso la parola Oudad Bakkali. «Le mie note biografiche rappresentano la storia di migliaia di bambini in Italia e sulla cittadinanza i bambini non sono tutti uguali: voi pensate solo a mandare in galera le persone che non vi piacciono, noi, invece, costruiamo politiche affinché i bambini siano tutti uguali», ha detto la deputata Pd. Un intervento ripreso anche dalla segretaria Elly Schlein, e alla quale ha risposto Augusta Montaruli, di FdI, secondo la quale «la storia di una collega che da bambina straniera in Italia a cittadina appartenente alla Camera è la dimostrazione che la legge sulla cittadinanza in vigore è una buona legge, non il contrario». Per Montaruli «con la proposta del dimezzamento degli anni da dieci a cinque gettano finalmente la maschera e dicono la verità» perché «il vero punto non sono i bambini, ma la cittadinanza dei genitori che oggi non ne godrebbero».

Contraria anche la Lega, che con il presidente del Veneto Luca Zaia rilancia: «il vero problema è dare automaticamente la cittadinanza ai richiedenti con tutti i requisiti - dice - Raccoglierei le firme per fare questo tipo di referendum, non quello per dimezzare i tempi, rispetto al quale sono contrario» .