L’attacco del ministro Crosetto, che in Italia dispone di carabinieri e forze armate, non pare abbia preoccupato più di tanto la Banca centrale europea rimproverata dal ministro italiano per aver modificato la propria strategia di acquisto dei titoli di Stato dei paesi europei.

Una decisione, quella della Bce, arrivata in un momento di alta drammaticità tra la guerra d’aggressione russa e i rischi d’impennata della pandemia. Secondo molti studiosi e specialisti, la Bce sarebbe impegnata a dipanare una strategia molto complessa che consenta il ritorno alla normalità con l’obiettivo di restituire agli Stati la responsabilità dell’equilibrio finanziario delle proprie nazioni. Ovviamente, fermo restando l’impegno della Ue ad intervenire prontamente in difesa degli Stati per fronteggiare situazioni non prevedibili, come per esempio non ha esitato a fare e com’è avvenuto per gli sconvolgimenti economici provocati dal Covid e non da scelte economiche allegre o furbe.

Il succo del ragionamento di Crosetto, invece, in una lunga intervista a Repubblica del 4 gennaio, è che se la Bce non compra come in passato debito pubblico italiano per l’Italia c’è il rischio che il nostro paese paghi pegno. La signora Christine Lagarde, che dirige la Banca centrale europea, insomma potrebbe innescare un’ondata di danni per l’Italia che è il punto più debole dell’intera Europa, perché titolare, e com’è noto non da ieri, del più alto debito pubblico tra tutti i paesi dell’Unione europea. In questo quadro - sale sulle ferite - è arrivato l’allarme del Financial Times sull’Italia definita «anello debole» dell’Europa. Ma perché scatta ora una preoccupazione che non ci ha mai sfiorato negli ultimi anni? Crosetto, che sul punto è intellettualmente onesto, sostiene che negli anni scorsi c’era in Italia la stessa e identica situazione economica che esiste oggi di debito altissimo ma allora, aggiunge, l’allarme europeo non c’era. Spiega Crosetto che sul nostro paese «il giudizio degli economisti è lo stesso da anni perché l’Italia ha un debito pubblico altissimo, solo che questo fattore - rimarca il ministro della Difesa - non ha pesato negli ultimi anni perché c’è stato il whatever it takes (a ogni costo, ndr) di Draghi».

Il pensiero implicito è netto (e corretto): debito alto con Mario Draghi a capo del governo italiano non impensieriva l’establishment europeo, garantito da una direzione del paese che in nessun caso sarebbe potuta precipitare verso l’aggravarsi ulteriore dei rischi, ma anzi incardinata verso la loro attenuazione. Invece il debito alto e lo sgomitare del e nel destra-centro diretto da Giorgia Meloni, diviso da problemi, visioni, strategie e sgambetti tra alleati, crea una situazione pericolosa.

Crosetto non dice, e soprattutto è difficile che pensi, che per l’Italia servirebbe nuovamente un governo diretto da Mario Draghi. Ma se si sviluppano coerentemente le sue valutazioni (cosa che non gli chiediamo di fare) è questo l’esito del suo ragionamento: ridateci Draghi.

Impossibile dissentire. Mario Draghi ancora alla guida del governo italiano sarebbe parecchie marce in più per l’Italia. Del resto, tutti gli indicatori economici, e non solo, della gestione governativa durante gli anni in cui Mario Draghi ha governato il paese, sono univoci nel testimoniare una fase di crescita dell’Italia, di rilancio della sua economia, con un vero e proprio picco sconosciuto, se non da sempre, da molti anni. Crescita economica e crescita del prestigio internazionale dell’Italia, come testimoniato dal fatto che sono numerosi i punti e le svolte di politica europei proposti dall’Italia di Draghi e poi diventati patrimonio dell’intera Europa.

Servirebbe ancora Draghi alla testa del governo italiano? Sono in molti che farebbero salti di gioia e si libererebbero da ogni preoccupazione, se fosse possibile. Ma l’argomento non è in discussione perché una procedura legittima ha preso atto delle dimissioni del governo Draghi (anche se questo non attenua le responsabilità gravissime di chi le ha provocate, andando contro gli interessi dell’Italia) ed ha portato alla formazione di un nuovo esecutivo in modo del tutto coerente con leggi e regole politiche e costituzionali dando vita al governo di destra-centro del presidente Giorgia Meloni.