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«I o non lo so nemmeno come si fa a truccare un appalto. Non ne sono capace». Qualcuno vuole distruggere «l’utopia della normalità» di Domenico Lucano. Il sindaco di Riace, piccolo paesino della Locride, in provincia di Reggio Calabria, nei giorni scorsi è finito nel mirino di ignoti che, diffondendo una conversazione registrata a sua insaputa nel suo ufficio, mirano a gettare ombre sul suo operato. Nonostante la sua azione politica riguardi poco più di un migliaio di persone, infatti, Lucano non è un sindaco qualsiasi. È l’unico italiano nella lista delle 50 persone più influenti al mondo, stilata dalla rivista Fortune. È il fautore di un modello d’accoglienza che ha ispirato il regista tedesco Wim Wenders, che ha girato nel piccolo paesino dei Bronzi un docufilm, dal titolo Il Volo, che ha fatto il giro del mondo. Un politico di strada che è finito nel mirino del Ku Klux Klan, che gli ha scritto mettendo in discussione la sua incolumità. Uno che la ‘ ndrangheta ha puntato più e più volte, cercando di fermare con le pallottole il sogno di un mondo senza barriere umane e culturali. Quando nel 1998, da semplice consigliere di minoranza, ha aiutato alcuni profughi curdi appena sbarcati sulla spiaggia del suo paese a trovare riparo e conforto, aiutato dall’intero paese che è corso in spiaggia con coperte e cibo, la sua vita è cambiata. E sta lì, alla guida del suo Comune, da tre mandati. Domani, però, quel sogno rischia di terminare. Il sindaco incontrerà i cittadini durante un Consiglio comunale aperto, durante il quale chiederà la fiducia alla maggioranza. Ha annunciato le dimissioni, deciso a non lasciare dubbi sul suo operato, ma ha lasciato uno spiraglio. Vuole una riconferma, non solo politica, ma anche sociale. «Se non dovessi ottenere la fiducia da parte dei cittadini lascerei, perché non avrei più stimoli», ha spiegato. L’assemblea si terrà nell’ex mattatoio, oggi trasformato in mediateca e, nei giorni scorsi, devastato dai vandali, che hanno allagato la sala tagliando i tubi dell’acqua. Un gesto che ancora una volta racconta l’avversità di chi, sull’azione politica di Lucano, ha sempre cercato di far calare il sospetto.
Su YouTube, qualche giorno fa, è apparso un video, pubblicato da un nickname anonimo. Le voci che si sentono sono quelle di Lucano e di due ormai ex assessori della sua squadra: Maurizio Cimino e Renzo Valilà. La registrazione ha un scopo preciso: vuol far credere che il sindaco abbia pilotato un appalto coi fondi arrivati dalla Regione per il dissesto idrogeologico. Lucano ha così presentato le dimissioni. «Stavo spiegando come da un contributo regionale finalizzato alla mitigazione del rischio idrogeologico lungo il torrente che attraversa Riace Marina era possibile valorizzare la superficie da mettere in sicurezza e renderla fruibile per attività ricreative, scolastiche, sportive – spiega -. Addirittura nel futuro con uno specifico contributo sarebbe stato possibile completare l’opera e farla diventare un vero campo sportivo e fare felice i ragazzi di Riace e i numerosi ragazzi che vengono da ogni parte del mondo. Dove sta il male di tutto questo?».
Lucano si chiede «cosa rimane di questi anni» se non l’orgoglio «di aver fatto qualcosa al di sopra della politica degli interessi». Così non vuole lasciare sospetti: «Mi metto nelle mani dei consiglieri comunali in primis e dei cittadini. Se ho i numero dalla mia parte andremo avanti, altrimenti devo chiudere – spiega -. A me rimane solo l’orgoglio, se perdo quello allora questi anni non hanno avuto valore».
“Mimmo il curdo” spiega come di quel campo sportivo il primo a parlarne sia stato il governatore calabrese Mario Oliverio. «Io sono fatto così: sfido la burocrazia per fare il più possibile. Oliverio, a maggio scorso, mi aveva detto di individuare un’area da mettere in protezione per realizzare anche il campo sportivo. Dove sta il trucco? Non so nemmeno come si faccia». Il sindaco ha così chiesto una verifica pubblica del suo operato per non spegnere i «focolai di speranza e di luce», autorizzando chiunque a dire «con i soliti luoghi comuni sulla politica ' tanto sono tutti uguali' – ha dichiarato -. Quante volte mi sono sentito fuori luogo negli apparati istituzionali ma ho dimostrato che è possibile gestire la cosa pubblica con un’idea di militanza politica senza mai fare nessun atto o azione per fini o vantaggi personali» . Lucano si chiede a chi possa dare fastidio il suo operato.
«Non ho chiesto niente a nessuno: incarichi, ruoli, candidature.
Ho sempre rifiutato proposte politiche, anche insistenti». Ed è sempre stato così: di fronte al potere, ha tirato fuori la critica politica più affilata, senza riverenze. Il sospetto del primo cittadino è che a tentare di fermare la sua corsa sia la criminalità organizzata.
«Le mafie forse hanno imparato una nuova strategia: non mi chiamano con le persone che contano, amici degli amici, io non riconosco queste autorità – ha concluso -; non mi fanno intimidazioni, violenze eclatanti perché sono consapevoli di rendermi più forte, rimangono due possibilità: la mia vita o le diffamazioni e le denigrazioni».