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Si è autodefinito «il più grande rompiscatole d’Italia» e ora nel suo mirino è finito il Movimento 5 Stelle. Lui è il presidente e fondatore del Codacons, Carlo Rienzi, e sui grillini potrebbe accanirsi anche più del solito, incattivito da ragioni “sentimentali”. Tra l’avvocato salernitano e i pentastellati, infatti, era stato subito colpo di fulmine e Rienzi è da anni iscritto al Movimento, ma le ultime iniziative grilline in ambito finanziario lo hanno fatto gridare al tradimento. «Il M5S ha tradito tutte le aspettative e le speranze dei cittadini, e ha dato ieri il colpo di grazia alle associazioni che lottano per la difesa dei più deboli», ha tuonato Rienzi, minacciando di «uscire dal Movimento». Ai grillini, l’avvocato rimprovera il no all’emendamento che esonera le Onlus dal pagamento del contributo unificato quando avviano azioni legali a favore della collettività, proprio come quelle che intenta il Codacons. «Così facendo, si privano milioni di italiani della possibilità di difendere i propri diritti di fronte alla giustizia», spiega Rienzi, il quale però spera ancora «in un ravvedimento dei 5 Stelle, visto che proprio i grillini avevano presentato lo stesso emendamento nella passata legislatura e considerato che esiste la copertura finanziaria del provvedimento, grazie alle multe dell’Antitrust».
Come da suo stile, quando il presidente del Codacons punta una preda non la lascia scappare da nessun lato, utilizzando la sua arma preferita: le diffide. E il boccone, dopo il pasticcio mediatico sulle tessere del reddito di cittadinanza, era troppo ghiotto. Il Codacons ha presentato «una diffida urgente a Poste Italiane, affinché sospenda immediatamente qualsiasi attività legata alla stampa delle tessere per il reddito di cittadinanza» e anche un «esposto alla Corte dei Conti chiedendo di indagare sulla misteriosa procedura seguita dal Governo per assegnare il bando relativo alle tessere a Poste Italiane», si legge in un comunicato stampa, dove si ipotizza che l’esposto possa sfociare in un ricorso al Tar per bloccare tutta la procedura. L’obiettivo, spiega il presidente Rienzi, è di accertare eventuali «utilizzi impropri dei soldi pubblici». E, se procedure scorrette saranno riscontrate, «chiameremo il M5S a risarcire la collettività per i danni prodotti».
Considerando la pervicacia dell’avvocato e la confusione informativa sulle questioni tecniche riguardo il reddito di cittadinanza, il Movimento 5 Stelle potrebbe davvero vedersi azzoppare il proprio cavallo di battaglia elettorale.