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E alla fine Pd e Italia Viva hanno deciso di rimodulare le loro interrogazioni al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, il quale ha infine deciso di rispondere sul caso Paragon. Dunque il governo e la maggioranza hanno deciso di cambiare strategia rispetto a quanto dichiarato appena ventiquattro ore prima dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai Servizi segreti, Alfredo Mantovano. Il quale aveva inviato una lettera al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, nella quale in sostanza spiegava che l’esecutivo non avrebbero potuto rispondere perché il tema deve essere trattato in sede di Copasir, cioè il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.
Ma si è infine arrivati a una conclusione, con la riformulazione delle interrogazioni nelle quali non si è fatto esplicito riferimento a Paragon ma a «come chi e quando» abbia intercettato giornalisti come nel caso del direttore di Fanpage, Francesco Cancellato. «Le intercettazioni si fanno solo su autorizzazione dell’autorità giudiziaria» e «nessuna persona è stata mai intercettata da “strutture finanziate dal Ministero della giustizia nel 2024”» così come «nessuna persona è stata mai intercettata dalla polizia penitenziaria», ha detto Nordio in riferimento alla possibilità che fosse stata proprio la Polizia Penitenziaria ad aver utilizzato lo spyware Graphite della società Paragon Solutions in quanto la stessa azienda aveva fatto sapere che, oltre ai servizi segreti, c’era appunto un altro corpo di polizia a cui era stato fornito il sistema. Ma Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza avevano via via negato di avere in dotazione il software di spionaggio, e di conseguenza i sospetti si sono progressivamente concentrati sulla Polizia penitenziaria.
Una risposta che non ha soddisfatto Pd e Iv, ma anche gli altri partiti di opposizione. «Sappiamo che giornalisti e attivisti italiani sono stati spiati con il spyware Graphite, utilizzato esclusivamente da organi dello stato - ha detto la leader dem Elly Schlein - È preciso dovere del governo fare chiarezza e dirci chi spiava queste persone e per quale motivo, risposta che lo stesso governo si è rifiutato di dare alle interrogazioni in Parlamento, in cui peraltro si chiedeva se la Polizia penitenziaria avesse mai acquisito o utilizzato Paragon: prima ancora di rispondere a questa semplice domanda, il sottosegretario Mantovano ha comunicato la classificazione di queste informazioni. Cosa sta nascondendo il governo Meloni? Il Paese si merita risposte e il luogo dove fornirle è il Parlamento».
Sulla stessa linea il presidente M5S Giuseppe Conte, secondo il quale quanto sta emergendo «è un fatto gravissimo» e per questo il M5S chiamerà «alla responsabilità questo governo che dovrebbe aver maggiore trasparenza verso i cittadini e maggiore rispetto nei loro confronti, non solo del Parlamento». Poco prima delle (parziali) risposte di Nordio in Aula si era fatto sentire anche l’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che sta cercando di tenere alta l'attenzione sul tema. «Se è vero ciò che dice il ministro, e noi abbiamo il dovere di credergli, a questo punto è evidente che nel Governo qualcuno mente - ha scritto il leader di Iv - Pensano di fregarci ma non ci conoscono. Un giornalista è stato intercettato in modo illegale: chi è stato? Se nessun Ministero è responsabile dell’acquisto del Trojan israeliano allora sono solo i servizi ad avere questo strumento. Ma se i servizi hanno intercettato un giornalista, Alfredo Mantovano ha mentito. Nordio ha messo molto in difficoltà Mantovano: ecco perché Mantovano non voleva che il Guardasigilli rispondesse in Aula».
E intanto la Ong Mediterranea ha reso pubblico un report che dimostra come lo spionaggio nei confronti del suo fondatore, Luca Casarini, sia andato avanti per circa un anno prima che Meta avvertisse l’attività del fatto che il suo telefono fosse spiato. «Lo spionaggio (di Luca Casarini, ndr) è iniziato già a febbraio del 2024 - spiega la Ong - Il Governo italiano ha opposto il segreto di Stato alle legittime domande che il Parlamento in primis, ma anche tutti noi e l’opinione pubblica, rivolge per sapere chi ha autorizzato una simile attività lesiva dei diritti e delle libertà costituzionali, e in violazione alle Convenzioni internazionali, spiando giornalisti, attivisti, rifugiati e soprattutto con quali motivazioni. Noi contrapponiamo ai segreti di Stato, la condivisione e la trasparenza».
E proprio sulle intercettazioni a Casarini è intervenuto anche il leader di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, il quale ha rivelato che «la sera prima che a Luca Casarini fosse resa noto di un’attività di intercettazione io ero a cena da lui insieme ad altri parlamentari», chiedendosi poi se per questo sia stato osservato e spiato anche lui. «È una domanda che aggiungiamo alle molte domande cui pare che il governo non sia intenzionato a dar risposte - ha aggiunto - Questa vicenda è molto grave e disegna un’area importante di opacità».
A muoversi sono anche Odg e Fnsi, i quali hanno presentato una denuncia contro ignoti alla Procura di Roma con l’intento di «fare chiarezza sul caso dei giornalisti e attivisti spiati anche in Italia» attraverso lo spyware Graphite. «Vogliamo sapere chi è stato spiato, da chi e perché - ha detto il presidente Fnsi, Vittorio Di Trapani - non è tollerabile che venga apposto il segreto di Stato su una circostanza di questo tipo ed è per questo che abbiamo deciso di rivolgersi alla magistratura, per sapere ciò che il governo non vuole dire nemmeno al Parlamento. Anche per il presidente dell’Ordine, Carlo Bartoli, «l’intera vicenda presenta tanti lati oscuri, che non si riesce a chiarire» e «non può esserci segreto di Stato su un caso come questo».