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Nessuna novità dal governo sull'informativa da tenere in Parlamento sul caso Almasri. Da qui l'iniziativa comune delle opposizioni di tornare a chiedere intervenendo nell'Aula della Camera che il governo e, nello specifico, la premier Giorgia Meloni riferisca urgentemente al Parlamento.
Alla vigilia delle conferenze dei capigruppo di Camera e Senato, convocate per domani alle 13 e alle 15 proprio sulla vicenda Almasri, le opposizioni lamentano il silenzio del governo, nonostante le rassicurazioni offerte la scorsa settimana sul fatto che un'informativa si sarebbe svolta e che il governo avrebbe fatto sapere in tempi brevi chi e in quali modalità sarebbe intervenuto alle Camere.
E così prima M5S con il leader Giuseppe Conte, poi Pd e Avs a cui si uniscono Azione, Iv e +Europa, tornano a incalzare l'esecutivo e a chiedere che sia la premier Giorgia Meloni in persona a svolgere l'informativa in Aula e spiegare come si sono svolti i fatti. Non solo: le opposizioni sono pronte a mettere in atto altre iniziative che bloccano ancora i lavori della Camera se non ci saranno risposte "certe" da parte del governo. Lo dice esplicitamente la capogruppo dem Chiara Braga: "Reiteriamo la richiesta di informativa e anticipiamo che non siamo disponibili a riprendere i lavori domani se non ci sarà una risposta adeguata dal governo". Domani "vogliamo certezza sull'informativa", è il fil rouge degli interventi delle opposizioni.
Trentasei deputati M5S si sono iscritti a parlare nella discussione generale sul decreto Cultura in corso alla Camera per dare un segnale e continuare a tenere accesi i riflettori sul caso Almasri, con una “maratona” che intende tenere alto il pressing in vista delle capigruppo di Camera e Senato che si riuniranno domani. Sarà in quelle sedi che Pd, M5s, Avs, Azione, Iv e +Europa attendono risposte "certe" da parte del governo sull'informativa sul caso Almasri. Anche se, viene spiegato, ci si attende "ormai che il governo apporrà sulla vicenda il segreto di Stato" così da "silenziare" tutto. O, in alternativa, "si presenterà in Aula qualcuno del governo e dirà che tutto è stato fatto per ragioni di sicurezza nazionale, come del resto ha già detto pubblicamente la premier Meloni", è la previsione che fanno tra le fila delle opposizioni. Fatto sta che "al momento dal governo tutto tace", ribadiscono.
Meloni “deve chiarire al Paese, a tutti i cittadini perché lei, donna, madre, cristiana, ha imbarcato e consentito tutti gli onori di un volo di Stato per sottrarre alla giustizia internazionale un boia, addirittura accusato di stupro su bambini di cinque anni - ha tuonato Conte -. La verità è che siamo di fronte alla strategia della distrazione. Arianna Meloni, l'altro giorno, ha detto che sua sorella è come Frodo. Qui si sta realizzando una frode a danno degli italiani, e noi non lo permetteremo”.
“Questo gigantesco pasticcio è stato descritto, attraverso una serie infinita di chiacchiere, come il frutto di un cavillo. Nessun cavillo, si tratta di complicità, di una scelta politica”, ha detto il deputato di Avs, Nicola Fratoianni. “Saremo ben contenti di essere rassicurati se qualcuno ci dà spiegazioni di questo disastro. Anche noi non faremo sconti nella conferenza dei capigruppo di Montecitorio di domani”, ha rilevato l'esponente di Azione, Valentina Grippo. “L'aggiramento dell'esercizio della responsabilità politica del governo, della presidente del Consiglio, verso il Parlamento, non riteniamo sia più aggirabile", ha osservato il parlamentare di Iv, Roberto Giachetti.
“Come sulla questione Albanese, Meloni ha scelto il diversivo, lo scontro, ha scelto di creare un caso mediatico giudiziario per evitare di spiegare nel merito cosa è accaduto”, afferma in Aula il deputato di +Europa Benedetto Della Vedova. “Spieghi perché ha rifiutato la leale collaborazione con la CPI, senza invocare pretesti, cavilli, e i Nordio non c’era e se c’era dormiva. Almasri non è un pericolo per l’Italia: l’avete rimandato dove è davvero un pericolo per la vita di decine di migliaia di persone che vengono torturate e schiavizzate. Chiediamo un immediato intervento di Meloni, per la dignità di questo Parlamento che non può tollerare che una informativa già calendarizzata venga ritirata con un pretesto infondato: siamo ancora una Repubblica parlamentare”, conclude.