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Giorgia Meloni indagata per favoreggiamento e peculato
«Il nostro impegno per difendere l'Italia proseguirà, come sempre, con determinazione e senza esitazioni. Quando sono in gioco la sicurezza della Nazione e l'interesse degli italiani, non esiste spazio per passi indietro. Dritti per la nostra strada».
Con queste parole, affidate ai social, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha commentato l'avviso di garanzia ricevuto dal procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi per i reati di favoreggiamento e peculato, nell’ambito del rimpatrio del generale libico Osama al Najem, noto come Almasri. Il provvedimento coinvolge anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano.
L’indagine si concentra sul trasferimento in Libia di Almasri, su cui pendeva un mandato di arresto da parte della Corte penale internazionale dell'Aia (Cpi). L’operazione, decisa dal governo italiano, ha sollevato dubbi su un presunto aggiramento delle norme internazionali, portando la magistratura ad avviare accertamenti.
Arianna Meloni: «Avanti sorella mia, sei il nostro orgoglio»
Sostegno alla Premier è arrivato anche dalla sorella Arianna Meloni, dirigente di Fratelli d’Italia, che ha espresso la sua posizione con un post su Instagram: «Anni di vergogna, derisione, rassegnazione. Poi l'Italia rialza improvvisamente la testa. Fiera, rispettata, ascoltata, guardata come un modello. Tante cose ancora da risolvere, certo, ma una speranza che improvvisamente divampa. Un orgoglio che torna, impetuoso, e tante, tante persone che si rimettono a remare, tutte nella stessa direzione. Si può fare! Si può ancora stupire e crescere! Si può tornare grandi! Solo che alcuni non lo possono accettare. Perché in un'Italia così non c'è più spazio per la meschinità. E perché, per alcuni, dovessero anche rimanere solo macerie, l'importante è continuare a perpetuare la loro fetta di potere. Ma la storia è fatta di uomini e donne, di piccoli passi e scelte quotidiane. È tempo che le persone perbene di questa martoriata Nazione scelgano da che parte stare. Avanti sorella mia, sei il nostro orgoglio!».
Il centrodestra compatto: «Meloni non è ricattabile, avanti con la riforma della giustizia»
Dal centrodestra è arrivato un muro compatto a difesa della Presidente del Consiglio. Umberto Maerna, deputato di Fratelli d’Italia, ha parlato di un attacco orchestrato da parte di una parte della magistratura: «Giorgia Meloni non è ricattabile. È evidente a tutti gli italiani come la vicenda ‘Almasri’ sia un pretesto utilizzato da parte di alcuni magistrati politicizzati per intimidire chi sta portando avanti le riforme che gli italiani chiedono da tempo. Proseguiremo, a maggior ragione, con la riforma della giustizia che si rende ancor più necessaria. Questo episodio conferma ulteriormente l’urgenza di un intervento strutturale nell'ambito del sistema giudiziario, per garantire un equilibrio tra i poteri dello Stato e tutelare la democrazia».
Sulla stessa linea il ministro della Salute, Orazio Schillaci, che ha espresso il «convinto sostegno all'azione che il Governo sta portando avanti», e il ministro per gli Affari Europei Tommaso Foti, che ha parlato di un uso «ad orologeria» della giustizia per ostacolare le riforme.
Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto ha parlato di «tempistiche più che sospette», mentre il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli ha accusato la magistratura di «entrare in maniera eversiva nell’agone politico», definendo il caso «una vicenda grottesca» e ribadendo l’urgenza di una riforma della Giustizia.
Anche Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, ha chiesto solidarietà per Meloni: «Dalle opposizioni mi sarei aspettato solidarietà da parte di tutti verso il Presidente del Consiglio. La politica e le istituzioni prendono atto di una situazione che chiunque ci ascolti oggi riconosce come surreale. Perché, al di là delle appartenenze politiche, è lecito chiedersi: si può davvero mandare un avviso di garanzia al Presidente del Consiglio?».
Le opposizioni: «Meloni chiarisca, ha mentito agli italiani»
Dall’altra parte, le opposizioni respingono le accuse di strumentalizzazione e chiedono spiegazioni politiche. Il segretario del PD, Elly Schlein, ha ribadito la necessità che la Premier si presenti in Parlamento: «Le questioni giudiziarie non attengono al nostro lavoro, ma è sul piano politico che insistiamo dall'inizio chiedendo a Giorgia Meloni di non nascondersi dietro ai suoi ministri e venire lei domani in Aula per chiarire al Paese per quale motivo il governo ha scelto di riaccompagnare a casa un torturatore libico per il quale la Corte penale internazionale aveva spiccato un mandato di arresto».
Anche il leader del M5S, Giuseppe Conte, ha criticato l’atteggiamento della Premier: «L’annuncio via social dell’avviso di garanzia e il tono del video confermano che la ricetta di Meloni e soci è sempre la stessa: complottismo e vittimismo. Lo fanno per non parlare dei loro errori e dei problemi reali degli italiani, dai tagli sulle buste paga alla crisi industriale. Quanto al caso del criminale libico, il Governo ha combinato un grave disastro politico. Se Meloni ha ricevuto un avviso di garanzia, che peraltro è un atto dovuto, ne risponda serenamente: è successo anche a me sul Covid, ma nessuno mi ha sentito frignare contro i magistrati».
Critico anche Matteo Renzi, che ha mantenuto una posizione garantista ma ha sottolineato l’errore politico del Governo: «Non faremo a Meloni quello che lei ha fatto a noi e alle nostre famiglie. Noi non attacchiamo sul piano giudiziario, facciamo politica. Ma Giorgia Meloni sta cercando di cavalcare quest’avviso di garanzia per alimentare il suo naturale vittimismo. La gestione della vicenda Almasri non è un crimine, è peggio: è un errore». Carlo Calenda, leader di Azione, ha definito la vicenda «un disastro», ribadendo però che «un Presidente del Consiglio indagato per una ragione di Stato non accadrebbe in nessun altro paese occidentale».