Una proposta di legge per far sì che escano dalle carceri già sovraffollate tutti i detenuti con ancora soltanto un anno di pena rimasto da scontare. Ci sta lavorando Nessuno Tocchi Caino, e parlamentari di tutti gli schieramenti politici, tranne Lega e M5S, hanno già dato la loro adesione. Si va dal vicepresidente della Camera, l’azzurro Giorgio Mulè, al leader di Noi moderati Maurizio Lupi, fino al deputato di FdI Emanuele Pozzolo (espulso dal partito ma tecnicamente ancora nel gruppo parlamentare), passando per il calendiano Fabrizio Benzoni, i renziani Maria Elena Boschi e Roberto Giachetti, la responsabile Giustizia dem Debora Serracchiani e la deputata Luana Zanella di Avs.

All’appello mancano quindi il Carroccio e i pentastellati, mentre altri parlamentari a partire da Pier Ferdinando Casini, che dalle colonne del Corriere si è augurato «interventi concreti» sulle carceri, potrebbero firmare nelle prossime ore.

«Ho firmato, e sono stato l’unico di Fi a farlo, una proposta che prosegua nel solco tracciato da papa Francesco e che si concretizza in un indulto dell’ultimo anno di pena - spiega al Dubbio Mulé - Vivendo certi drammi molto da vicino, a cominciare da quello delle tossicodipendenze, sono convinto che serva un percorso di recupero che porti queste persone fuori dalle carceri». Per l’esponente forzista «serve una spinta al reinserimento che purtroppo, vuoi per un problema di organici dei medici nelle strutture o perché i permessi vengono concessi con il contagocce, spesso non succede».

Senza un tale percorso, aggiunge Mulé, si restituiscono alla società ex detenuti con buona probabilità di recidiva, mentre dopo un percorso di comunità la recidiva è del 10-15%». Il vicepresidente della Camera definisce le carceri «una stiva sociale» e per questo «non serve il perdono indiscriminato ma certamente c’è bisogno di una misura straordinaria».

E alla domanda sulla contrarietà di Lega e FdI a una proposta del genere Mulè commenta «chissenefrega», utilizzando tuttavia l’espressione romana che rende più colorito il concetto. «La situazione delle nostre carceri non può essere ignorata e l’articolo 27 della Costituzione ci ricorda che le pene devono tendere alla rieducazione del condannato e non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità - ci dice un altro esponente di maggioranza, Maurizio Lupi - Eppure nel 2024 i dati sui suicidi tra i detenuti e tra gli agenti penitenziaria, che hanno anche subito circa 2.000 aggressioni, sono stati preoccupanti».

Per questo secondo il leader di Noi moderati «serve un piano urgente per tutelare la dignità dei detenuti, garantire la sicurezza del personale e investire seriamente in strutture più moderne e funzionali» e «abbiamo chiesto a novembre al Ministro della Giustizia di intervenire subito, nel pieno rispetto delle nostre norme costituzionali» perché «il carcere deve essere un luogo di rieducazione, non una trappola di disperazione».

Appena uscita da una visita al carcere di Campobasso dove il sovraffollamento e al 200% Rita Bernardini, che è al sesto giorno di sciopero della fame per cercare un dialogo con i parlamentai sia sul decreto Sicurezza che sulla situazione dei detenuti, spiega che Nessuno Tocchi Caino «chiede l’indulto di un anno per tutti» dicendosi consapevole «che a volte vengono fatte alcune esclusioni» ma ribadendo che «per noi deve valere per tutti, perché «le pene che i detenuti soffrono in carcere sono le stesse per tutti».