Sarà un vertice dominato dalle trattative europee e dalle rinunce. Dal tentativo di ottenere, per Raffaele Fitto, anche la vicepresidenza Ue (come riferito in altro servizio del giornale, ndr) e dai sacrifici necessari per assicurare le misure promesse in campo fiscale. Ma quando domani Giorgia Meloni vedrà, per la prima volta dopo la pausa estiva, i leader alleati, Antonio Tajani e Matteo Salvini, sarà difficile eludere un pur fugace cenno al dossier giustizia. Con due voci in cima all’agenda. La prima con più chance di sopravvivere alla prevalente natura eurounitaria ed economica dell’incontro, ossia la separazione della carriere, e con la seconda, il carcere, destinata invece quasi certamente a essere congelata in vista di successive occasioni. Sebbene proprio la materia penitenziaria richiederebbe un’urgenza che centrodestra e governo, fin qui, non hanno mostrato di avvertire.

Il discorso relativo alla separazione delle carriere è in apparenza semplice: il capigruppo di FdI alla Camera Tommaso Foti ha annunciato, alla vigilia di Ferragosto, che la riforma costituzionale di Nordio precederà, in Aula, il premierato. Il che farebbe pensare a un dossier risolto in partenza: è esattamente quanto di meglio Forza Italia – che del divorzio giudici- pm è il principale sponsor – potesse augurarsi. In real- tà le subordinate ci sono, non sono trascurabili, ma è quasi impossibile che in un summit come quello di domani si arrivi ad analizzarle. Si tratta di dettagli in parte legati alla nuova fase inaugurata da FI con la proposta sullo Ius scholae.

Al di là dello spazio che la cittadinanza potrà trovare, nel confronto di Meloni con Tajani e Salvini, è in ogni caso difficile che una proposta di legge azzurra sul tema possa essere incardinata a breve. Più probabile che a presentarla sia l’opposizione, allo scopo di “stanare” gli azzurri. Ma la novità della prospettiva forzista non si lega a uno o due iniziative. È generale. Chiama in causa anche il pensiero di due figure formalmente esterne all’organigramma azzurro ma di fatto assai influenti, Marina e Piersilvio Berlusconi. Condividono, i figli del Cav, l’idea di espansione moderata coltivata da Tajani. Sono già impegnati a sostenerla su Mediaset. E, come emerso dall’intervista rilasciata la settimana scorsa al Foglio dal responsabile Dipartimenti della segreteria di Tajani, Alessandro Cattaneo, nel restyiling forzista rientra anche un linguaggio diverso sulla magistratura.

Nessun dietrofront sul ddl costituzionale di Nordio, ci mancherebbe, ma ricerca, finché possibile, del dialogo con le toghe. Una logica che spiazza Meloni e Salvini. Ma che può tradursi in alcune rimodulazioni di dettaglio piuttosto semplici. Rispetto al testo originario varato lo scorso 29 maggio in Consiglio dei ministri, si potrebbe passare, durante l’esame alla Camera, dal “sorteggio integrale” dei componenti togati nei due Consigli superiori (uno per i giudici, l’altro per i pm) al “sorteggio temperato”.

Nient’altro che la proposta depositata a inizio legislatura proprio da un berlusconiano, Pierantonio Zanettin: estrazione a sorte di una platea di magistrati eleggibili, tra i quali dare poi corso a una competizione elettorale vera e propria. Ovvio che si aprirebbe un qualche pur sottile spazio, rispetto al sorteggio integrale, per l’influenza delle correnti, il cui “annichilimento” era tra gli obiettivi prioritari della riforma. Ma sarebbe anche la forma in cui potrebbe esprimersi quella “prudenza” che FI vuol inaugurare, per quanto possibile, nel confronto con le toghe.

Pensare d’altra parte che aspetti del genere possano trovare spazio nelle discussioni di domani fra Meloni, Tajani e Salvini sarebbe irragionevole. Si tratta casomai delle prospettive che si aprono per il futuro prossimo del ddl sulle “carriere”. In Parlamento tra l’altro ci sarà anche tempo e modo per recuperare un passaggio della riforma costituzionale di Nordio previsto in bozza e poi accantonato in extremis dai ministri: il riconoscimento della libertà e indipendenza dell’avvocato. È un’integrazione che, con ogni probabilità, consentirà una convergenza anche con settori dell’opposizione: è il caso di Avs, che sulla materia si affida alla competenza di un deputato- avvocato, Devis Dori. E in un’intervista rilasciata a fine giugno a questo giornale, ha confermato la propria posizione favorevole all’avvocato in Costituzione anche l’ex guardasigilli del Pd Andrea Orlando. Sono queste le probabili evoluzioni dell’iter, non appena lo si potrà riprendere in commissione Affari costituzionali alla Camera, negli spazi e nei tempi lasciati liberi dalla sessione di Bilancio.

Sulle carceri, come riportato ieri sul Dubbio, Forza Italia intende sottoporre quanto prima, agli alleati, a cominciare dalla premier, gli esiti del monitoraggio condotto dai parlamentari azzurri in questo mese di agosto, con le visite compiute in diversi istituti di pena, quasi sempre insieme con il Partito radicale. Segnalazione delle criticità e relative proposte di soluzione: è lo schema con cui i berlusconiani torneranno alla carica per scalfire il muro securitario opposto fin qui da FdI e Lega. Difficile che Tajani possa trovare spazio per parlarne compiutamente domani. Ma almeno un accenno, rivolto ai capi dei due partiti alleati, è possibile che il segretario di FI trovi modo di farlo. Anche per ribadire ai partner che, dal punto di vista degli azzurri, l’emergenza – nonostante le letture che si sono imposte finora – permane eccome.