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Caro Gabrielli, le scrivo perché sono preoccupato Sono un cittadino che le vicende della vita hanno portato ad assumere responsabilità. E a vivere esperienze... Lei sa che ho stima di lei. Ma ho interrogativi. Lei si rende conto che in questo paese sta montando un clima di scontro, di insofferenza, di volgarità morale, di protervia. Genova è l’ultimo caso. Non discuto, non voglio discutere sulle cause. Mi sembra indispensabile, però, chiamare in causa le istituzioni.
Non è importante dal punto di vista istituzionale chi governi.
E importante che lo Stato sia neutro e presente, secondo costituzione, leggi, regolamenti.
Ora lei credo che convenga con me che sono diventati troppi gli episodi di aggressività, volgarità, superficialità... che coinvolgono uomini delle forze di polizia. Non credo che siano la conseguenza di direttive. Purtroppo penso che sia la malaugurata interpretazioni di singoli che pensano essere possibile in questo contesto fare cose anche odiose che prima non erano tollerate. E sempre sperando che non ci sia qualche funzionario dello Stato che cerchi visibilità, posizioni di potere, prebende professionali. Ipotesi di carriera. Ci pensi. Lei ha un compito gravoso: far rispettare le leggi e contrastare chi pensa di ' fare' la legge.
Le racconto una storia. Ero un giovane cronista all'Unita, Direttore Giancarlo Pajetta. Un giorno mi chiama perché avevo scritto un articolo su un ragazzo ucciso mente fuggiva ad un posto di blocco. Avevo scritto che i carabinieri avevano ucciso un ladro in fuga. Mi disse: era un ladro in fuga? sicuro? Perché hai scritto i carabinieri? Forse ha sparato un carabiniere. Ricordati: i carabinieri, i poliziotti, gli uomini in divisa e in armi sono una istituzione di questo paese. Le istituzioni si difendono, milioni di uomini sono morti per costruire questa Repubblica. Le istituzioni si possono cambiare, ma fino a quando ci sono, ogni cittadino in quelle si devono riconoscere... Beh altri tempi.
Lo so. Ma è certo per me che sono di quella generazione. Lo Stato e la comunità e il suo benessere sono il nostro, da cittadini, unico obiettivo.
Io penso che lei debba riaffermare, non solo con le parole, che le forze dell'ordine sono un presidio che nessun ministro può mettere al servizio di parte. Lo spieghi ai suoi agenti, commissari, comandanti. E perché no a qualche questore. E lo faccia capire a qualche prefetto.
Usando l'antica memoria da cronista penso a che cosa sia significato aver sottovalutato.
In passato i crescendo delle piazze, l'antagonismo violento. Dove sono state le radici del terrore. Quello nostro non di qualche estremista islamico che pure sono un grande problema..
Ps. Lei forse non l'ha visto. Si guardi un documentario che pochi oggi ricordano. Bianco e nero. Poi forse qualche riflessione aiuterà il suo difficilissimo lavoro. Con stima e gratitudine per il suo lavoro.